Stefano Cosmo, nato e cresciuto a Marghera, autore del Collettivo Sabot diretto da Massimo Carlotto.
E’ co-autore di Padre Nostro (Rizzoli), romanzo sul narcotraffico che racconta i legami tra clan della camorra e narcos colombiani operanti in Spagna.
Ha scritto vari racconti pubblicati su Il Manifesto e La Nuova Sardegna.
Collabora con il musicista blues Andrea Facchin nella realizzazione di reading musicali che raccontano il territorio.
Cintura nera di kickboxing, fa parte dell’ASD Auxe.
Leggi l’articolo sull’incontro con Stefano Cosmo nel blog dei gruppi di lettura dell’Ora del Tè qui.
1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Perché rappresenta una sfida quotidiana, ti mette alla prova di continuo.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Ne avrei due: creativa e coraggiosa.
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Una sala non troppo grande in via Beccaria, a Marghera. Non c’erano molti libri, anzi, diciamo che ce n’erano molto pochi e parecchio vecchi. Però riuscivo ugualmente a trovare qualcosa di bello da leggere.
4. Come definiresti la biblioteca?
Un luogo imprescindibile per una città che vuole crescere ed essere viva. Senza biblioteca c’è meno conoscenza, e con meno conoscenza c’è più vulnerabilità. L’ignoranza è pericolosa, dobbiamo mettercelo in testa.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Il silenzio, i libri, il fatto di poter cambiare autore senza sentirsi in colpa e le persone che si possono incontrare.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Non ho un ricordo molto preciso, ma mi pare di ricordare si trattasse di “Tarzan delle Scimmie” di Edgar Rice Burroughs. Eccezionale.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Ce ne sono vari. Tra questi sicuramente i romanzi con protagonista Sherlock Holmes. Mi ricordano la mia infanzia.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Consiglierei “La verità dell’Alligatore” di Massimo Carlotto e “Le Belve” di Don Winslow.
9. Leggere fa bene? E perché?
Leggere fa benissimo, anche quando il libro non ci piace, perché ci costringe a pensare anche quando non sembra. Leggere dona uno sguardo nuovo al lettore per guardare dentro di sé e il mondo che lo circonda. E’ un dialogo interiore che ci fa crescere, è un modo di creare anticorpi per la mente. In poche parole, leggere è una cosa da duri.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
A questa: Perché in Italia si legge poco?
Forse avrei potuto rispondere così: In Italia si legge poco perché si preferisce tassare gli e book al venti percento al posto di promuovere la lettura. Non si fa un’attività di promozione decente nelle scuole per promuovere la lettura tra i giovani, non si aiutano i librai indipendenti, lasciando morire una figura fondamentale per la diffusione della cultura. Le pagine di cultura sui quotidiani sono ridotte all’osso e manca il confronto costruttivo tra scrittori.
Si riempiono i palinsesti di programmi di cucina e si relega la cultura a orari improbabili o a strisce di pochi minuti. Mettono di continuo i bastoni tra le ruote al giornalismo d’inchiesta, riempiendo in compenso i telegiornali di armi di distrazione di massa.
Scusate lo sfogo.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.