Chiedo sempre a mamma perché mi ha chiamata così, Deborah, con l’acca, che dimenticano sempre tutti o non sanno mai dove infilare, e lei risponde che avrei dovuto essere Mattia.
Sono nata 19 anni fa a mezzogiorno, e fuori c’era il sole. Da grande non lo so che cosa voglio fare, poi si vedrà, intanto mi limito ad analizzare le persone quando vado al cinema, ad odiare la matematica, a preferire l’inverno all’estate e a coccolare il mio gatto rosso, sebbene lui non ne sia molto contento. Sogno, mentre dormo e quando sono sveglia, e mi sogno a Parigi davanti a un Monet o a Berlino, una ciambella alla menta in una mano e una macchina fotografica nell’altra per immortale i rami di quegli alberi spogli che mi fanno sentire capita. Leggo molto e piango quando i protagonisti muoiono. Mi piace la musica, ma la chitarra è scordata in un angolo e non ho mai imparato a suonarla. Amo l’alba in montagna perché mi fa sentire speciale. Amo il rumore delle scarpe quando sono nuove e il profumo del balsamo di mia madre. L’unica cosa in cui credo è che dovrei solo crederci un po’ di più. Forse in me e forse nei miei sogni, nei sorrisi stanchi di mio nonno e nelle giornate di sole.
Ho partecipato alla XXIII edizione del Premio Interprovinciale di Scrittura organizzato dal Liceo Berto di Mogliano classificandomi terza nella sezione prosa con “Le caviglie col fard” e nel 2014 mi sono posizionata fra i finalisti del Premio Campiello Giovani con “Corpi Celesti”.
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1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Il mio “lavoro” è quello di studentessa perché bisogna pur iniziare da qualche parte, no? Io sto iniziando a realizzare il mio sogno studiando in una facoltà di lettere sperando sia la cosa giusta da fare. Ho scelto di scrivere perché è l’unica cosa che mi fa sentire me stessa.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Liberatoria. Scrivere è la mia valvola di sfogo.
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Durante le scuole elementari, non ricordo precisamente quanti anni avessi, siamo stati portati nella biblioteca della mia città, “per imparare a conoscere i libri”, ci aveva detto la mia maestra. È stata un’esperienza meravigliosa entrare in questo posto enorme colmo di libri. C’era quel silenzio che si può trovare solo sfogliando le pagine ingiallite di un romanzo. Ricordo che di nascosto accarezzavo i dorsi dei volumi e pensavo che un giorno avrei avuto una libreria così grande in camera.
4. Come definiresti la biblioteca?
Speciale: cammini in silenzio fra stretti corridoi i cui muri sono barriere di libri, annusi un profumo che non sai descrivere e che non ha nome, e poi ti siedi, cominci a leggere e i muri che ti circondano diventano neve, diventano sabbia, diventano personaggi antipatici. È un luogo in mutamento, in cui puoi viaggiare nel tempo e nello spazio senza spendere un centesimo.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Il silenzio.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Probabilmente un libro di Geronimo Stilton. Amavo quel topo.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
“Sulla Strada” di Jack Kerouac. L’ho letto in un’estate triste e solitaria a casa della nonna, e ho sentito mille strade aprirsi davanti a me, tutte giuste e tutte sbagliate. In quel momento mi sono resa conto che avevo sedici anni ed era inutile sentirmi inutile, quindi ho preso il libro e sono andata a leggerlo al parco sotto il sole. È stato un giorno importante.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Da giovane ed inesperta lettrice voglio consigliare i libri di Harry Potter di J. K. Rowling, perché amo il fantasy e perché ci sono cresciuta insieme, e “Il Morbo di Haggard” di Patrick McGrath, un libro che ho divorato in poche ore ed ho trovato talmente bello da essere costretta a consigliarlo a chiunque volesse un consiglio letterario.
9. Leggere fa bene? E perché?
Fa bene, perché purtroppo abbiamo una sola e breve vita e non possiamo essere tutto quello che vorremmo essere e non possiamo fare tutto quello che vorremmo fare. Leggendo, invece, possiamo viaggiare, possiamo vivere in un posto dove c’è la neve tutto l’anno, possiamo essere folli, possiamo essere chiunque.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Vorrei dirvi che l’ultimo libro che ho letto è stato “Kitchen” di Banana Yoshimoto e che le riletture sono sempre illuminanti.
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