
Sono nato a Treviso, nel 1963, sono un insegnante (italiano e latino), al Liceo Giuseppe Berto di Mogliano Veneto. Collaboro da molti anni con le riviste «Lo Straniero», e gli «Gli asini», dirette da Goffredo Fofi. Ho scritto un’inchiesta su educazione e rugby, Pedagogia della palla ovale (edizioni dell’asino, 2015) e un romanzo Uno scandalo bianco (Rubbettino, 2016). Ho inoltre curato un’antologia dedicata a Giovanni Comisso, Viaggi nell’Italia perduta (edizioni dell’asino, 2017), e due libri di Nico Naldini, Alfabeto degli amici (l’ancora del mediterraneo, 2004) e Come non ci si difende dai ricordi (Cargo, 2005). Nel 2018, ho pubblicato la raccolta di saggi Saturnini, malinconici, un po’ deliranti. Incontri in terra veneta e, nel 2019, Geografie di Comisso. Cronaca di un viaggio letterario (entrambi a cura di Maria Gregorio, pubblicati da Ronzani Editore).
1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Faccio l’insegnante, dal 1992, ma, che mi si creda o no, ci sono capitato per un caso fortuito. Mi ritengo fortunato, perché è un mestiere che mi piace molto.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Relativamente alla mia attività di scrittore, problematica.
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Il mio primo ricordo è legato alla biblioteca di mia nonna paterna, che viveva in Friuli, in cui era custodita una Divina Commedia con le illustrazioni di Gustavo Dorè che sfogliavo con un misto di attrazione e repulsione per tutte le creature mostruose, dannati compresi. Ma se parliamo di biblioteca pubblica, allora quella del mio paese, il cui cuore pulsante era una bibliotecaria generosa e instancabile, Gioia Rizzotto: in quelle stanze, mi sono sentito “grande” per la prima volta.
4. Come definiresti la biblioteca?
Un covo di briganti silenziosi.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
La complicità tra i lettori.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Non ne sono sicuro, ma credo un libro sugli animali dei mari del nord.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
“Il rosso e il nero” di Stendhal e, ultimamente, “La montagna vivente” di Nan Sheperd.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Quando consiglio libri, cerco di tararli sull’età e sul carattere. Pensando a un lettore molto giovane, e andando sui “classici”, direi “Le avventure di Huckleberry Finn” di Mark Twain, oppure, per un lettore sedicenne, “Una questione privata” di Beppe Fenoglio.
9. Leggere fa bene? E perché?
Certo che fa bene, il cervello è un muscolo che va allenato. Leggere aiuta a sviluppare i neuroni specchio e quindi l’empatia.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Perché ti piace così tanto camminare?