
Maratona di lettura 2022 Il Veneto Legge
Chicca Maralfa dialogherà con Michela Valsecchi attorno a “Lo strano delitto delle sorelle Bedin” sabato 17 settembre alle ore 17.00 nel parco della Biblioteca.
È nata e vive a Bari. Giornalista professionista, è responsabile dell’ufficio stampa di Unioncamere Puglia e della Camera di Commercio di Bari. Ha collaborato stabilmente per anni con la «Gazzetta del Mezzogiorno», scrivendo di cultura e di attualità e per i periodici specializzati «Ciao 2001» e «Music». Per Antenna Sud e Rete 4 (nella trasmissione di Alessandro Cecchi Paone, Giorno per giorno) si è occupata di cronaca bianca e nera.
Ha esordito nella narrativa nel 2018 con la commedia nera Festa al trullo, e nel 2021 ha pubblicato il suo primo giallo, Il segreto di Mr. Willer, finalista a vari premi letterari.
1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Ho sempre avuto la passione per la scrittura, una passione che si è consolidata nell’ultimo anno del Liceo Classico, studiando in particolare la cultura del Novecento. L’attenzione sull’uomo essere sociale, i suoi dilemmi interiori, il racconto dei suoi “tumulti” spirituali e psichici attraverso l’arte in tutte le sue manifestazioni hanno avuto un forte impatto sulla mia formazione. Mi sono specchiata nell’utilità e nella necessità del racconto, scritto e visivo in tutte le sue manifestazioni, come strumento di condivisione e in parte di espiazione di ogni genere di esperienza, positiva e negativa. Poter manifestare i propri sentimenti, rendere collettiva un’esperienza individuale, anche nella mistificazione dei protagonisti, è a suo modo una forma di cura e si riappacificazione con i tanti sé che compongono ciascuno di noi. Ho scelto di scrivere per darmi pace. E fino ad oggi è il metodo più efficace che abbia trovato.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Un aggettivo solo mi pare difficile da trovare. Parlando della mia attività a trecentosessanta gradi direi che io scrivo. Scrivo come giornalista, come addetto stampa, come ghost writer, come scrittrice. C’è stato un periodo in cui mi sono anche divertita a fare il copy writer. Scrivo quasi sempre allo stesso modo, cercando di andare in profondità, raccontando emozioni e non solo fatti. A seconda del ruolo che ricopro devo seguire delle regole, questo è ovvio, ma ci metto sempre la stessa passione.
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
In quella della mia scuola, il Liceo Classico Leonardo da Vinci di Molfetta, in provincia di Bari. Ci andavo per fare le ricerche, quando non bastavano i testi disponibili in casa. Ne feci su Samuel Beckett, per una tesina di fine anno. E’ stato come rinascere. Avevo incontrato la vera me. Ricordo l’illuminazione, non sempre felice, ma che stimolava la concentrazione sulle letture. E poi i dorsi sequenziali dei volumi antichi, sugli scaffali in alto. C’era un uomo che era sempre lì, a leggere. Non ho mai capito chi fosse ma era un tipo molto interessante dal mio punto di vista di adolescente. Mi sarebbe piaciuto avere il suo tempo senza tempo, per leggere così tanto.
4. Come definiresti la biblioteca?
Un santuario laico.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Non tutte le biblioteche sono uguali, ve ne sono alcune di molto moderne e altre più antiche, ma condividono l’ampia offerta culturale e un’atmosfera che invita alla riflessione e al silenzio. Ve ne è tanto bisogno in questi tempi frenetici e chiassosi da tanti punti di vista.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Il libro “Cuore.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Solo uno? E’ complicato. Direi “Il lamento di Portnoy” di Philip Roth.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
“Il giovane Holden” di Salinger.
9. Leggere fa bene? E perché?
Certo. Dà una marcia in più, apre la mente e l’animo, è un potente strumento di conoscenza e alimenta lo spirito critico.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Nessuna, mi sembra di aver detto tutto. Grazie.
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