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dieci domande sulla biblioteca e i libri a personalità della cultura.

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Gemma Moldi [insegnante e scrittrice]

25 gennaio 2023 di letto&detto

Giorno della Memoria 2023

Gemma Moldi sarà ospite in Biblioteca venerdì 27 gennaio alle ore 18.00.
Presenterà il suo libro “Scrivimi sempre” dialogando con Stefania Bertelli, accompagnate dalle letture di Alessandra Prato e dalle note musicali di Alessandra Trentin.

Gemma Moldi è nata a Venezia, si è laureata in Filosofia presso l’Università Cà Foscari e si è poi dedicata all’insegnamento delle materie letterarie nella scuola media.
Si è impegnata in progetti di animazione teatrale, in laboratori per alunni con difficoltà di apprendimento e in attività per prevenire il disagio tra Mestre, Spinea e San Donà di Piave.
Ha pubblicato fiabe e racconti per ragazzi, ha collaborato con musicisti attorno ad alcune fiabe musicali di cui ha curato i testi e si è dedicata alla ricerca storica per molto tempo restituendoci il prezioso libro edito dalla casa editrice Giuntina, che viene presentato in Biblioteca.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Ho fatto l’insegnante per molti anni. Ho scelto questo lavoro perché ho sempre desiderato condividere le mie conoscenze. Studiare, scoprire i grandi della letteratura, superare le difficoltà della scrittura e del raccontarsi, inquadrare storicamente gli eventi, cercare in quei percorsi spiegazioni che aiutino ad orientarsi nella vita, sono attività che hanno avuto sempre una grande importanza per me, sono state fonte di soddisfazione e il desiderio di fare la mia parte per diffonderne la conoscenza mi ha condotta all’insegnamento.
Lasciato l’insegnamento, la scrittura di racconti, la collaborazione con musiciste e la ricerca storica mi hanno permesso di rivolgermi ad un pubblico più ampio ma lo scopo in fondo è lo stesso: trovare qualcuno con cui condividere conoscenze e pensieri, cercare di dare un contributo affinché la cultura raggiunga sempre più persone.

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Mi viene in mente un sostantivo: ricerca.

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
A dodici anni, la biblioteca civica di Mestre, di fronte all’attuale sede del Municipio.
Una scala ripida di marmo bianco e una grande sala poco luminosa dove scaffali di libri mi guardavano con aria severa.
Con due amiche dovevamo fare una ricerca per la professoressa di inglese.
Combinammo ben poco perché alla fine ci prese la ridarella però ricordo che, quando a casa mi misi a sistemare gli appunti, decisi tra me che ci sarei tornata da sola: l’avere tra le mani un volume dell’enciclopedia rilegato in pelle, il silenzio, le poche persone assorte nella lettura mi fecero sembrare la biblioteca un posto prezioso e speciale.

4. Come definiresti la biblioteca?
Come dicevo è un luogo prezioso e speciale, la definirei un tesoro.

5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
L’atmosfera. Ci sono luoghi dove si percepisce che l’umanità è capace di buone azioni, che può amare il bello, coltivare la filosofia e il ragionamento critico, la scienza e l’arte: il silenzio carico di attesa prima di un concerto, il respiro di una sala di lettura, la meravigliosa concentrazione che per alcuni istanti prende una classe intenta a scrivere un tema d’italiano o a disegnare…
E naturalmente mi piace sapere che esiste perché la considero un’estensione della mia biblioteca privata, un luogo a cui attingere in caso di necessità.
Ora poi le biblioteche sono diventate punti di incontro, propongono iniziative originali aperte al territorio e alla cittadinanza e questo le rende ancora più preziose.

6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Non ricordo con precisone.
Mi vengono in mente La capanna dello zio Tom, una raccolta di fiabe di Andersen e le sintesi dei grandi romanzi offerte in allegato ai fascicoli dell’Enciclopedia della fanciulla. Un’era geologica fa…
Quelli erano i libri “ufficiali”, poi per conto mio leggevo qualsiasi altra cosa trovavo in casa.

7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Pensando sempre alle mie prime letture, sicuramente David Copperfield è stato il libro che più ho amato.
Non lessi una versione per bambini ma l’originale, un tomo di oltre 700 pagine che mi regalarono intorno ai dieci anni e che lessi con grande piacere nonostante alcuni punti mi risultassero oscuri.
Da quel momento in poi Dickens è diventato uno dei miei compagni di avventura.
Letto e riletto insieme a tanti altri che poi si sono aggiunti e che, a seconda del periodo, mi hanno regalato un ricordo speciale.
Cito alla rinfusa: Dumas, Proust, Balzac, Philip Roth, Faulkner, Ortese, Ginzburg, Romano, La Capria, Meneghello, Pratolini, Calvino, Thomas Mann, Cohen, Primo Levi, Yourcenar, Pamuk…
Mi rendo conto che l’elenco sarebbe troppo lungo e non finirei più. Sono davvero tanti e di ognuno di loro mi piacerebbe raccontare qualcosa.

8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Non credo molto alla figura del “giovane lettore”.
La lettura è un’esperienza individuale e quindi si può generalizzare fino ad un certo punto. E, inoltre, non sono così esperta sull’argomento.
Credo perciò che ad un giovane lettore consiglierei di andare in una biblioteca dove esiste una collaborazione con le scuole oppure in una libreria dove c’è un libraio o una libraia che si informa e legge quello che mette in vetrina.
Sono persone esperte che sanno dare consigli anche sulle novità e sanno porre domande sulle preferenze di ognuno.
In generale, comunque, consiglierei di non aver paura dei classici perché sono spesso molto più vicini di quanto possiamo immaginare.
Mi pare che implicitamente le domande di questo questionario si riferiscano ai libri di narrativa ma è lettura anche la saggistica e se un ragazzo o una ragazza sono appassionati di astronomia o biologia marina un libro può essere anche un saggio di divulgazione scientifica. E anche qui una brava bibliotecaria o una libreria possono dare utili suggerimenti.

9. Leggere fa bene? E perché?
Leggere fa bene perché ci racconta una parte di quello che siamo come individui o come collettività, ci pone quesiti, ci può aiutare a mettere gli eventi in prospettiva, ci può dar fastidio o farci ragionare, può portarci lontano o nel proprio intimo sentire, può farci sognare o riflettere o tutte e due le cose insieme, può accrescere le nostre conoscenze ed alimentare la nostra capacità di giudizio critico, può aiutarci a comprendere gli altri, i loro comportamenti e le relazioni umane.
In certi libri di narrativa ho sentito una tale assonanza con l’autore da sentirmi autrice con lui.
E un po’ questo è vero perché l’umanità è il tratto che ci accomuna e ci rende capaci di comprensione reciproca.

10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
È stato interessante rispondere a questo questionario?
Sì, perché mi ha dato modo di riflettere su temi a me cari e ringrazio la biblioteca per l’opportunità.

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