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Alberto Pinton

Alberto Pinton

Alberto Pinton si esibisce sulla scena jazz europea e mondiale fin dalla metà degli anni ’80.
Con la formazione “Alberto Pinton-Noi siamo” ha recentemente realizzato il cd di composizioni originali “Resiliency” per la Moserobie Music Production. Precedenti lavori discografici sono stati prodotti con i gruppi Alberto Pinton Quintet, Alberto Pinton Clear Now, Dog Out, Pinton Kullhammar Zetterberg Nordeson, Alberto Pinton Nascent.
Ha partecipato ad innumerevoli registrazioni suonando ogni tipo di flauti, clarinetti e sassofoni, ma il suo strumento principale rimane il sassofono baritono.
Si è diplomato con Laurea in Sassofono (Summa Cum Laude) Al Berklee College of Music di Boston e ha conseguito un Master in Sassofono alla Manhattan School of Music di New York. Ha studiato sassofono e teoria con Hamiet Bluiett, Joe Temperley, George Garzone, Joe Viola, Herb Pomeroy.
Ha suonato e si è esibito con, tra gli altri, Kenny Wheeler, John Surman, John Warren, Bob Brookmeyer, Maria Schneider, Jerry Bergonzi, Lennart Åberg, Nils Landgren, Kenny Werner, Tim Hagans, Peter Erskine, Joe Lovano.
Originario di Venezia, attualmente vive a Stoccolma in Svezia.

Visita il sito web di Alberto Pinton.
Vai alla pagina Facebook di Alberto.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Intuitivamente ho sempre più la sensazione che lavorare con la musica, improvvisata e jazz, abbia scelto me.

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Mi vengono subito in mente tre sostantivi: tenacia, modestia, disciplina.

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Sono cresciuto negli anni 60 e 70 a Porto Marghera, non c’era niente, a quel che mi ricordo. Ma la prima volta che sono entrato in una biblioteca è stato quando i locali si trasferirono da non so dove a via Beccaria. Probabilmente andavo alle medie. Ma ho sempre letto, e da piccolo leggevo i libri di mia sorella, dato che mamma e papà non avevano libri propri a casa, che io ricordi.

4. Come definiresti la biblioteca?
Un luogo di riflessione, curiosità, raccoglimento, crescita.

5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Il silenzio.

6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Non ricordo assolutamente. So di aver letto “Pel di carota” di Jules Renard, almeno 4 o 5 volte, durante un’estate. Avrò avuto 7-8 anni? Non so assolutamente perché.

7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
“Uomini e topi” di John Steinbeck, letto in italiano e poi in lingua originale, come da adulto cerco di fare il più possibile.

8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
“Il signore delle mosche” di William Golding.

9. Leggere fa bene? E perché?
Per me leggere è importantissimo. Mi rendo conto di essere un lettore “peggiore” di prima, dato che spendo più tempo al computer o cellulare, e gli occhi non sono più quelli di una volta. Ma compro e leggo libri da sempre.

10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Come vivo la differenza tra leggere un libro virtualmente o tenendolo in mano, fatto di carta?
Differenza per me importante, ma che allo stesso tempo sembra diminuire sempre di più. Ci si abitua a tutto.

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