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Sguardi insoliti. Persone e luoghi di Venezia, Maggio dei Libri 2023

Maurizio Vittoria, sarà presente in Biblioteca giovedì 25 maggio alle ore 18.00 per il Maggio dei libri 2023.
Dialogherà con Marco Trevisan attorno al libro “Storia di Venezia tascabile. Dalle origini al MOSE”.

Maurizio Vittoria, veneziano, vivo a Venezia.
Appassionato di storia e costume locale, già funzionario della Biblioteca Nazionale Marciana, sono stato direttore di una casa editrice veneziana e sono presidente del Comitato Venezia, associazione che si prefigge di diffondere la conoscenza della storia, arte e cultura veneziana.
Ho organizzato e tenuto varie conferenze su storia e curiosità locali.
Attualmente in pensione, sto seguendo (tardi) la tradizione paterna, pubblicando anche all’estero opere divulgative su Venezia e dintorni.
Quando mi riposo mi interesso anche alla gestione di siti web e alla produzione di musica amatoriale.
Varie le pubblicazioni: Detti e modi di dire veneziani. Libro-agenda; Le barche della laguna; Guida insolita di Venezia; Guida insolita del Veneto, ecc. Ultimamente ho curato la trascrizione e traduzione in italiano de Le ciacole de Bepi, di Olindo Guerrini, in occasione della mostra “Un romagnolo in Veneto” presso la Biblioteca Nazionale Marciana (dicembre 2022).

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
In realtà è stato un imponderabile susseguirsi di cose che mi ha portato a fare il bibliotecario, a cui prima non avevo proprio pensato. Ma mi ci sono ritrovato, e bene.

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Per la mia attività attuale, più che un aggettivo, direi un sostantivo: ricerca. Ricerca nella storia, nella tecnica, nella musica, ricerca e approfondimento di ciò che mi passa per la testa; in pratica ricerca di me stesso. È troppo scontato?

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Ero ancora alle scuole medie e con un amico avevamo deciso di scrivere una storia delle chiese di Venezia (come se non ce ne fossero già state…). Entrammo in Biblioteca Marciana, a Venezia, e fummo subito bloccati e mandati via abbastanza rudemente da chi stava alla porta, dietro uno sportello. Devo dire che non fu un bell’approccio e ci rimasi male.
Mio padre mi spiegò (oltre al fatto che libri di storia sulle chiese veneziane ce n’erano già abbastanza) che non avevamo ancora l’età giusta per poter entrare. Ovviamente risposi, come tutti i ragazzini: “Ma non è giusto!”.
In ogni modo era iniziato il mio karma, perché in quella biblioteca andai poi a lavorarci per più di trent’anni…

4. Come definiresti la biblioteca?
Un luogo in cui entri e trovi tranquillità, studio, scoperte. Ed è gratuito… e deve restare così!

5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Che hai sottomano un mondo che si può aprire per te.

6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Credo sia stato Ventimile leghe sotto i Mari, di Giulio Verne, da cui mi è rimasto l’amore per la fantascienza.

7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Le avventure di Tom Sawyer, di Mark Twain. Sono le avventure di un adolescente americano della fine ‘800 che vive nei pressi del fiume Missisipi. Spensierato e audace, ne faceva di cotte e di crude, e non mancavano i primi innamoramenti.
Dalle scuole medie in poi credo di averlo letto 5-6 volte, anche a salti, ed è legato ad uno dei miei primi amori…

8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
L’estate incantata, di Ray Bradbury.
Un libro con atmosfere magiche come solo Bradbury sa fare, un’estate di vacanza, il rapporto tra generazioni, la consapevolezza di sé, il mistero.

9. Leggere fa bene? E perché?
Assolutamente sì! Apre la mente, impari cose, viaggi, sogni, cresci.

10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Forse questa: “Perché si pubblicano ancora libri su Venezia? Non ce ne sono abbastanza?”
Risponderei: “Se si tratta di diffondere cultura e conoscenza, no, non sono mai troppi!”.

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Susi Danesin sarà ospite in Biblioteca sabato 28 gennaio alle ore 16.30 e ci presenterà il suo primo libro, “Dlin dlon, ops, vrum! Scalda la voce, fai un saltello e accendi questo libro”

Susi Danesin da anni si occupa di teatro ragazzi e promozione della lettura.
Lavora con bambini e ragazzi e con gli adulti che si occupano di loro come insegnanti, genitori, educatori attraverso la formazione.
Da poco ha scritto un libro “Dlin dlon, Ops, Vrum!” nel quale c’è la sua esperienza di lettrice ad alta voce e formatrice teatrale ma soprattutto di “bambina” che adora farsi raccontare le storie.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Ho sempre voluto fare teatro da quando ero piccola.  
Attraverso il teatro mi sembra di conoscere meglio l’essere umano.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Creativa
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Ho iniziato a frequentare le biblioteche al liceo, non ho un ricordo in particolare ma ricordo che era un luogo in cui mi sentivo bene.
4. Come definiresti la biblioteca?
Un luogo che offre possibilità a tutti.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Oltre la possibilità di poter prendere in prestito potenzialmente tutto, in alcune biblioteche mi piace l’accoglienza dei bibliotecari e poter parlare di libri con loro.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Non ricordo ma da piccola ero appassionata dei Quindici e di Richard Scarry.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Tanti.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Il buio oltre la siepe di Harper Lee
9. Leggere fa bene? E perché?
Allarga la nostra interiorità e ci avvicina agli altri attraverso le storie.
Ci fa sentire meno soli in questo mondo.
10.  A quale altra domanda avresti voluto rispondere
Sono importanti le biblioteche?
Si, offrono cultura a tutti gratuitamente in una società in cui tutto si paga.
Sono importanti per il benessere della persona e della comunità.

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Venezia in Giallo, Novembre 2022

Paolo Lanzotti sarà ospite della Biblioteca venerdì 18 novembre alle ore 18.00 e dialogherà con Cristina Giussani attorno al suo ultimo romanzo “Le ragioni dell’ombra : Venezia 1753. Un’indagine di Marco Leon, agente dell’Inquisizione di Stato“.

Nato a Venezia. Laureato in filosofia all’università di Padova.
Insegnante, prima di filosofia, poi d’italiano. Attualmente in pensione.
Lettore onnivoro, con predilezione per la storia e la divulgazione scientifica.
Ama la musica classica e il teatro di prosa.
Risiede ancora a Venezia, ma vive tra Venezia e Padova.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
A costo di cadere un po’ nella retorica credo sia il mestiere ad aver scelto me.
Quand’ero giovane le mie ambizioni erano altre. Sognavo di fare qualcosa in campo musicale.
Ma stiamo parlando dei fatidici anni ’70. A quel tempo il novanta per cento dei giovani aveva lo stesso sogno nel cassetto.
E poi io sono un modesto autodidatta. Non sono mai stato un musicista vero.
Quindi, a un certo punto, ho dovuto rendermi conto che quella strada era sbagliata e mi sono messo a cercarne un’altra.
È stato allora che ho sentito il richiamo. Avevo delle storie in testa.
Non potevo raccontarle in musica, ma perché non provare a farlo con carta e penna?
Tutto è cominciato così.
Col mestiere di scrittore che mi chiamava, spazientito con me per il tempo che avevo perso fino a quel momento inseguendo delle chimere.


2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Certosina. O forse, ossessiva. Ahimè!
Io sono uno di quegli autori che Raymond Calvert – se non ricordo male – definiva “masochisti”.
Ho sempre bisogno di ricominciare da capo, riprendendo il romanzo dalla prima riga.
Sono capace di rileggere dieci volte una pagina solo per cambiare un aggettivo o una virgola.
Taglio, aggiungo, taglio di nuovo e aggiungo ancora. Alla fine, comunque, non sono mai soddisfatto.
Come dico spesso, quando ho terminato di scrivere un romanzo è come se ne avessi scritti dieci.
Calvert aveva ragione. È da masochisti. Ma io non riesco a lavorare diversamente.


3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Il mio primo ricordo è di natura scolastica.
La mia insegnante mi aveva assegnato una ricerca e io ho messo piede nella biblioteca comunale senza sapere bene cosa aspettarmi né tanto meno come funzionasse.
Un classico, vero? L’esperienza è stata disastrosa.
Ero molto giovane e non avevo la più pallida idea di cosa significasse “fare ricerca”.
Nessuno me l’aveva mai insegnato.
Quindi mi sono limitato a scopiazzare qualche pagina qua e là, quasi senza capire cosa stessi facendo.
Per fortuna, poi sono cresciuto.


4. Come definiresti la biblioteca?
Uno scrigno aperto, pieno di tesori.
Troppo retorico e scontato? Be’, io la penso così.


5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Rifacendomi alla risposta precedente, ciò che mi piace di più è il pensiero che una biblioteca dona i suoi gioielli a tutti, indistintamente.
Frequentare una biblioteca azzera ogni distinzione di età, di genere o di condizione sociale.
La biblioteca è generosa, aperta, democratica e tollerante.
Il che è molto più di quanto, in genere, possiamo aspettarci dalla società che ci circonda.


6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Data la mia età, rispondere a una domanda del genere significa fare uno sforzo di memoria davvero grande.
Se ci penso, il primo titolo che mi viene in mente è “Ventimila leghe sotto i mari”.
Ma forse è solo il libro che mi ha colpito di più da bambino.
Non posso essere sicuro che sia stato anche il primo.
Anzi, considerando il tipo di storia che racconta è molto probabile che non lo sia.
Ma, evidentemente, quelli che ho letto in precedenza non mi hanno colpito in modo altrettanto profondo.
Quindi diciamo che è stato il primo.


7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Dipende da cosa s’intende e a quale epoca si fa riferimento.
Da bambino, oltre al già citato “Ventimila leghe sotto i mari”, sono rimasto colpitissimo da “L’isola del tesoro” e da “Il richiamo della foresta”.
Da adulto ho incontrato diversi romanzi che mi hanno lasciato sensazioni o ricordi particolari.
Tempo permettendo sono un lettore compulsivo e, se fosse per me, avrei sempre un libro in mano.
Se proprio devo citarne uno solo penso a “Il nome della rosa”. Ma, come dicevo, è solo uno.


8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Uno? Come prima, temo sia impossibile rispondere a questa domanda per me.
Di libri da consigliare ne avrei moltissimi. Personalmente indicherei i grandi classici dell’avventure.
Melville, Stephenson, Conrad, London, Salgari, Verne.
Tuttavia mi rendo conto che sarebbe un consiglio a rischio. Io ho una certa età e questi nomi mi vengono spontanei.
Ma probabilmente le nuove generazioni li troverebbero datati, se non addirittura noiosi.
E poi, si sa, il libro consigliato da altri non è quasi mai quello che si preferisce.
Ciascuno di noi legge a modo suo e ciò che piace a qualcuno può non piacere ad altri.
Insomma, meglio che ciascuno scelga per conto proprio.


9. Leggere fa bene? E perché?
Leggere fa benissimo, allo spirito e alla mente. Perfino al corpo, in un certo senso.
In quanto al perché, temo che dovrò cadere nel già sentito.
Fa bene perché allarga gli orizzonti mentali, aiutandoci a combattere i pregiudizi.
Fa bene perché ci fa conoscere altri mondi e realtà che non avremmo mai la possibilità di frequentare di persona.
Fa bene perché stimola la fantasia.
Fa bene perché ci permette d’entrare in contatto con opinioni diverse dalle nostre, allenandoci alla tolleranza e al rispetto.
Fa bene semplicemente perché ci diverte e ci fa passare delle ore liete in compagnia di storie appassionanti e personaggi indimenticabili.
Sì, lo so: sono cose sentite mille volte. Ma una verità non ha bisogno d’essere originale, non è vero?


10.  A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Penso che dieci siano sufficienti.
Magari a farmi altre domande ci penseranno i lettori. È sempre la cosa migliore.

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Venezia in Giallo, Novembre 2022

Fulvio Luna Romero sarà ospite in Biblioteca venerdì 11 novembre alle ore 18.00, dialogherà con Sara Zanferrari attorno al suo libro “Le regole degli infami“.

Fulvio Luna Romero, che poi in realtà si chiama Alessio, trevisano classe 1977.
Si occupa di risorse umane in una grande azienda, divide il suo tempo tra la famiglia, il triathlon e una rock band.
Ha pubblicato per Piazza Editore e Laurana, nel 2021 l’esordio con Marsilio editore.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Anni fa leggevo moltissimo, ma leggevo soltanto autori stranieri. Mi affascinavano le storie nere, ma l’assenza di internet, parliamo di inizio del secolo, mi limitavo nella ricerca di storie italiane.
Così, una mattina, ho deciso di scrivermela io. E da lì è iniziata l’avventura.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Irrinunciabile.
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Alle scuole medie, entrai in quella del mio istituto per fare delle fotocopie. Era un istituto religioso, ricordo questi scaffali vetrati pieni di libri scuri. Ricordo il silenzio e i tavoli che profumavano di cera.
4. Come definiresti la biblioteca?
Mi rifaccio al titolo di un romanzo di Ken Follett: un luogo chiamato libertà.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Puoi starci delle ore soltanto a cercare qualcosa, dimenticando tutto il resto.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
“Traditori di tutti” di Giorgio Scerbanenco. Ero in quarta elementare.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
“L’inverno di Frankie Machine” di Don Winslow.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Carlo Lucarelli: Misteri italiani.
9. Leggere fa bene? E perché?
Leggere è l’unico modo che abbiamo per salvarci.
La lettura è una scusa per imparare, per supplire a tutte le carenze culturali. Non possiamo aspettarci che la formazione la facciano solo la scuola, o la tv o i social.
Leggere è fondamentale per capire il mondo, le dinamiche… ma anche, semplicemente, per poter sostenere un discorso, e per non aver paura di tutto ciò che ci troveremo ancora ad affrontare.
Apre la mente, la tiene allenata.
Ci permette di sconfiggere l’ignoranza che, a mio avviso, è il peggior male dei nostri tempi.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Fulvio, c’è un libro che avresti voluto scrivere tu?
E io avrei risposto: George Orwell, 1984.

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Venezia in Giallo, Novembre 2022

Incontreremo Michele Catozzi in Biblioteca sabato 26 novembre alle ore 17.00
L’autore in dialogo con Stefano Cosmo, ci farà conoscere da vicino il commissario Aldani, protagonista dei suoi romanzi “Marea tossica” e “Muro di Nebbia

Nato a Mestre nel 1960, Michele Catozzi ha vissuto a lungo in Veneto.
Ha passato molti anni a Treviso, dove si è occupato di editoria e giornalismo.
Dopo aver scritto diversi racconti, pubblicati in antologie e riviste, nel 2015 ha pubblicato Acqua morta, il primo romanzo della serie che vede come protagonista il commissario Nicola Aldani della Questura di Venezia, apparso in TEA, cui hanno fatto seguito Laguna nera (2017), Marea tossica (2019) e Muro di nebbia (2021).
Nella vita reale Michele Catozzi è un ingegnere informatico.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Da anni mi destreggio tra i mestieri di ingegnere informatico, di giornalista e di romanziere.
Il primo l’ho scelto per passione, il secondo per curiosità, il terzo per vocazione. O viceversa?

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
L’anima informatica dice “razionale”, quella giornalistica suggerisce “lucida”, quella autoriale opta per “creativa”.
Il che è già un bel guazzabuglio. Sia detto en passant, non è affatto facile conciliare queste tre anime, anche se l’ibridazione tra informatico e romanziere mi ha consentito di produrre il cyber thriller Netcrash. L’ibridazione tra giornalista e autore ha invece prodotto (e continua a produrre) l’Eco dell’Altana, una meta-rivistina curata da un personaggio (un giornalista di cronaca nera, ça va sans dire) dei romanzi del commissario Aldani. Ci sono anch’io e l’amico commissario. Sì, perché Aldani esiste davvero, lo sapevate?

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
La vecchia sede della biblioteca di Mestre, alla Provvederia in via Palazzo, cui si accedeva dalla ripida scala di pietra esterna.
Era come per un mortale salire all’Olimpo, con lo stesso timore reverenziale. Come entrare nel tempio del silenzio.
Prima di lasciare Mestre per Treviso feci però in tempo a frequentare, da liceale, la nuova sede all’inizio di via Piave, dove la prescrizione del silenzio ancora vigeva, ma meno inflessibile. I tempi stavano cambiando.

4. Come definiresti la biblioteca?
Un luogo votato all’accumulo seriale di volumi a beneficio di tutti.
E anche l’unico dove puoi trovare la leggendaria Enciclopedia Treccani. D’altra parte sono stato segnato da piccolo dalle enciclopedie (vedi oltre)

5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
L’accumulo seriale di volumi, per l’appunto. Sì, lo so, detto così ha un che di patologico, ma tant’è…

6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Non so se vale come libro: l’enciclopedia Garzanti in cinque volumi del 1959 che girava per casa. Copertina rigida blu notte.
Ci passavo sopra le ore saltando da una voce all’altra, da un tomo all’altro, travolto dal fascino di quell’ipertesto ante litteram. Incredibilmente ancora ricordo l’ultima voce: Zworykin, un russo-americano che nel 1933 inventò l’iconoscopio per gli apparecchi televisivi…

7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
La memoria vacilla, ma la butto lì: Viaggio al centro della terra di Verne e un vecchio giallo Mondadori (di quelli col testo su due colonne per pagina) di cui non ricordo il titolo, ma di cui però rammento un particolare (allarme spoiler!): l’assassino nasconde le tracce di una puntura mortale al braccio della vittima sotto la bruciatura di una stufa.

8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Aiuto! Quando mi vengono chiesti consigli di lettura di solito entro in un loop di indecisione infinito. Trattandosi poi di giovani lettori, un mondo imperscrutabile, entro in crisi.
Credo che non esista il libro perfetto per tutti, ma che ognuno debba scovare il proprio. L’unico modo è leggere “qualunquemente” (come direbbe un famoso Cetto…) e applicare i geniali “Diritti del lettore” enunciati da Daniel Pennac. In particolare il diritto di non leggere (perché la lettura dev’essere una scelta), il diritto di saltare le pagine e quello di non finire il libro (perché ce ne sono tanti altri), il diritto di leggere qualsiasi cosa. Un grande, Pennac.

9. Leggere fa bene? E perché?
Leggere fa benissimo, perché impari parole, e le parole sono essenziali per esprimere pensieri. Senza parole non siamo nulla.
E i libri sono pieni di parole.

10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
“Quando esce il tuo prossimo romanzo?” No no, dai, scherzo! Ma anche no… È la domanda che spesso mi rivolgono i lettori.
Un incubo, a volte, ma anche un grande stimolo per continuare a scrivere.

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Maratona di lettura 2022 Il Veneto

Simone Sambo sarà ospite in Biblioteca venerdì 30 settembre alle ore 18.00 e dialogherà con Stefano Marchiori, CAI di Mirano, attorno alla sua antologia di racconti “Sessanta metri di corda”.

Simone Sambo è nato a Venezia nel 1973. Laureato in Economia e Commercio, nel 2001 ha partecipato al concorso di “Raccontare Venezia” pubblicando il suo primo racconto.
In seguito è stato scelto per la raccolta di autori veneziani “Raccontare Venezia 2” nel 2016 e nel 2019 il suo racconto “Campo di cuori” è stato votato come il migliore della raccolta “Venezia Futura”.
Nel 2019 ha pubblicato il suo primo libro “Venezia ha mille luci”, uno sguardo sulla città e sui suoi abitanti nell’arco di 30 anni di storie di vita.
Nel 2022 è uscito la sua seconda opera “Sessanta metri di corda” dedicata al mondo della montagna, dalle Dolomiti agli Appennini.
Oltre ad essere un fine conoscitore dei segreti e della memoria storica di Venezia, è un abile alpinista con oltre 100 scalate all’attivo, un camminatore solitario , pittore e regista di cortometraggi sulle Alpi.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Mia madre dice sempre che ho scelto di fare lo scrittore perché il mio vero lavoro non mi piace.
Io penso che questa sia solo una faccia della medaglia. In realtà c’è un sentimento molto più profondo che mi spinge a scrivere: raccontare le mie verità, che spesso sono scomode o nascoste agli occhi della gente, con storie fuori dalle rotte comuni.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Artigianale.
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
A Venezia, alle elementari la maestra ci portò nella biblioteca comunale, che allora si trovava alla Pietà. Mi sembrava il paradiso: c’erano bellissimi libri di storia , preistoria e scienze. Allora erano quelle le materie che mi interessavano.
4. Come definiresti la biblioteca?
Il mio rifugio.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Il silenzio, la vertiginosa disponibilità di migliaia di libri tutti a portata di mano.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Ventimila leghe sotto i mari, di Jules Verne.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Viaggio a Ixtlan di Carlos Castaneda.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
La Storia Infinita di Micael Ende.
9. Leggere fa bene? E perché?
Leggere ci fa crescere, espande il raggio della nostra conoscenza e ci rende liberi.
10.  A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Qual è il primo scrittore che hai conosciuto? E’ stato Guido Petter, a una rassegna di incontri promosso dalla biblioteca di Venezia quando andavo alle elementari. Avevo letto “I ragazzi della banda senza nome”. Era una persona molto colta anche se aveva scritto libri per ragazzi, e ascoltandolo capii che per fare lo scrittore avrei dovuto studiare moltissimo.

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Andrea Vanacore, foto di Nicola Ruffato

AperiBiblio 2022

Blues and Rhythm & Blues Giovedì 4 agosto ore 19.00
Andrea Vanacore suonerà nel parco della Biblioteca con i Gooseberry

Andrea Vanacore inizia a dedicarsi al basso all’età di quindici anni, studiando da autodidatta. Approfondisce lo studio delle tecniche specializzandosi nel corso del tempo in Chicago Blues, British Blues, Soul, Funk e riproponendo nell’attività live le sonorità tipiche degli anni ’60/70, sia con il basso elettrico sia con il contrabbasso, avendo come punto di riferimento bassisti come James Jamerson, Willie Dixon, John Paul Jones e Mel Schacher. Rimane influenzato successivamente anche da altri generi come il Reggae (Aston Barrett), riuscendo quindi ad assimilare per poi rielaborare in un linguaggio personale tutti gli stili storici del basso elettrico, dal Delta Blues all’Hard Rock al Reggae.
Nel 2003 collabora con la band Europroject (tributo agli Europe) realizzando il primo demo.
Nel 2004 collabora con il Joyful Gospel Group, con attività sia in studio che live con la realizzazione di tre album. Sempre nel 2004 collabora con la Washington Blues Band con la realizzazione del primo album.
Nel 2013 collabora con la Soul Men Band (tributo ai Blues Brothers) con attività sia studio che live.
Nel 2015 collabora con il gruppo “Pitura Stail” (tributo ai Pitura Freska) portandolo a condividere il palco insieme ai membri originari dei Pitura quali Skardy e Furio, attività tutt’ora in essere.
Oltre a queste attività, Andrea si dedica anche a collaborazioni che lo portano a suonare e registrare con musicisti italiani. Tra le tante collaborazioni, ricordiamo: Skardy, Claudio Bertolin, Matt Sicchieri, Enrico Crivellaro, Stefano Zabeo, Lele Zamperini, Alessandro Brunetta, Nicola Righele.
Ha inoltre partecipato ad alcuni dei più importanti festival blues italiani, come il Malcesine Blues Festival, gli Elvis Days di Treviso, il Vintage Roots di Milano, Suoni di Marca.

  1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
    Perché lo sento come una necessità fisica per cercare di trasferire emozioni al pubblico.
  2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
    Bellissima.
  3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
    In biblioteca a Spinea in visita con la scuola elementare Goldoni in veste di alunno.
  4. Come definiresti la biblioteca?
    Rassicurante.
  5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
    Il silenzio che permette la concentrazione.
  6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
    Le Sorelle Materassi.
  7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
    Shining.
  8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
    Lo specchio nello specchio di Michael Ende.
  9. Leggere fa bene? E perché?
    Certamente, amplia il vocabolario personale e più ampio è il vocabolario maggiore è la capacità di elaborare pensieri.
  10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
    Si vive con la musica?

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Ettore Martin

AperiBiblio 2022

Musica Jazz Giovedì 21 luglio ore 19.00
Ettore Martin si esibirà nel parco della Biblioteca con gli Organ Time Trio.

Ettore Martin, sassofonista, compositore e arrangiatore di Vicenza, suona professionalmente jazz da oltre
vent’anni ed ha all’attivo più di 30 incisioni di cui 6 a proprio nome.
Nel 1999 e nel 2016 vince il Concorso Internazionale di Arrangiamento e Composizione per Orchestra Jazz di Barga (LU) dove è stato finalista dal 2010 al 2014; nel 2006 e nel 2014 è stato finalista anche al Concorso ‘Scrivere in Jazz’ di Sassari. Come solista ha suonato in molti paesi del mondo (Vancouver, Melbourne, Vienna, Cracovia, Praga, Sofia, Hong-Kong, Jakarta, Samarcanda..) sia col quartetto del pianista triestino Roberto Magris che con il proprio progetto SENZAPAROLE (Abeat, 2005) sulla canzone
italiana d’autore con quartetto jazz + quartetto d’archi. Da più di trent’anni insegna sassofono e
musica d’insieme a Vicenza, Scuola Thelonious.
Dirige la Green Orchestra di Conselve (PD) con un particolare progetto orchestrale sulle canzoni dei Beatles e collabora da molti anni con l’Orchestra Jazz del Veneto che vanta prestigiose collaborazioni tra cui Paolo Fresu e Fabrizio Bosso.

  1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
    Mi ci sono trovato dentro, per fortuna.
  2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
    Libertà.
  3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
    La biblioteca della scuola, ero molto piccolo.
  4. Come definiresti la biblioteca?
    Un luogo dove si può sognare.
  5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
    Il silenzio e il profumo dei libri.
  6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
    Non ricordo.
  7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
    L’insostenibile leggerezza dell’essere.
  8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
    Le otto montagne.
  9. Leggere fa bene? E perché?
    Aiuta a sviluppare la propria immaginazione.
  10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
    Queste mi sembrano sufficienti.


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Maria Grazia Galatà con il poeta Mario Luzi

Marzo Donna 2022 – Lunedì 28 marzo in Biblioteca ore 18.00

L’autrice, poetessa e artista visuale, dialogherà con Francesca Ruth Brandes a partire dal suo libro “L’allarme del crepuscolo” Marco Saya Edizioni

Maria Grazia Galatà, poetessa e artista visuale, nasce a Palermo. Collabora con il giornale di scritture “Il cucchiaio nell’orecchio” fondato da Francesco Gambaro e mentinfuga

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?

Ho scelto quello che faccio perché lo amo

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?

Passione , solo passione

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?

L’immensa biblioteca di mio padre (la mia casa natia) nella quale mi rifugiavo spesso

4. Come definiresti la biblioteca?

L’anima di quello che faccio e studio

5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?

L’odore insuperabile dei libri , quelli antichi poi…

6. Quale è stato il primo libro che hai letto?

Thomas Mann – “La montagna incantata ” avevo 13 anni

7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?

Non c’è un solo libro che mi abbia lasciato un ricordo speciale , sono tanti i libri che mi lasciano ricordi e sensazioni uniche

8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?

Il Piccolo Principe , è un ottimo inizio

9. Leggere fa bene? E perché?

Aiuta a crescere ad allenare la mente, ad essere più liberi? Anche

10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?

I prossimi progetti?

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Nicola De Cilia

Sono nato a Treviso, nel 1963, sono un insegnante (italiano e latino), al Liceo Giuseppe Berto di Mogliano Veneto. Collaboro da molti anni con le riviste «Lo Straniero», e gli «Gli asini», dirette da Goffredo Fofi. Ho scritto un’inchiesta su educazione e rugby, Pedagogia della palla ovale (edizioni dell’asino, 2015) e un romanzo Uno scandalo bianco (Rubbettino, 2016). Ho inoltre curato un’antologia dedicata a Giovanni Comisso, Viaggi nell’Italia perduta (edizioni dell’asino, 2017), e due libri di Nico Naldini, Alfabeto degli amici (l’ancora del mediterraneo, 2004) e Come non ci si difende dai ricordi (Cargo, 2005). Nel 2018, ho pubblicato la raccolta di saggi Saturnini, malinconici, un po’ deliranti. Incontri in terra veneta e, nel 2019, Geografie di Comisso. Cronaca di un viaggio letterario (entrambi a cura di Maria Gregorio, pubblicati da Ronzani Editore).

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Faccio l’insegnante, dal 1992, ma, che mi si creda o no, ci sono capitato per un caso fortuito. Mi ritengo fortunato, perché è un mestiere che mi piace molto.

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Relativamente alla mia attività di scrittore, problematica.

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Il mio primo ricordo è legato alla biblioteca di mia nonna paterna, che viveva in Friuli, in cui era custodita una Divina Commedia con le illustrazioni di Gustavo Dorè che sfogliavo con un misto di attrazione e repulsione per tutte le creature mostruose, dannati compresi. Ma se parliamo di biblioteca pubblica, allora quella del mio paese, il cui cuore pulsante era una bibliotecaria generosa e instancabile, Gioia Rizzotto: in quelle stanze, mi sono sentito “grande” per la prima volta.

4. Come definiresti la biblioteca?
Un covo di briganti silenziosi.

5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
La complicità tra i lettori.

6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Non ne sono sicuro, ma credo un libro sugli animali dei mari del nord.

7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
“Il rosso e il nero” di Stendhal e, ultimamente, “La montagna vivente” di Nan Sheperd.

8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Quando consiglio libri, cerco di tararli sull’età e sul carattere. Pensando a un lettore molto giovane, e andando sui “classici”, direi “Le avventure di Huckleberry Finn” di Mark Twain, oppure, per un lettore sedicenne, “Una questione privata” di Beppe Fenoglio.

9. Leggere fa bene? E perché?
Certo che fa bene, il cervello è un muscolo che va allenato. Leggere aiuta a sviluppare i neuroni specchio e quindi l’empatia.

10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Perché ti piace così tanto camminare?

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