Fabrizio De Blasi sarà ospite della Biblioteca sabato 23 marzo 2024 alle ore 16.30 all’interno del ciclo di incontri dedicati ai cambiamenti climatici, si parlerà dell’impatto dei mutamenti climatici sulle zone di montagne e sui ghiacciai.
Fabrizio De Blasi ha conseguito la Laurea magistrale in Scienze Forestali e Ambientali all’Università di Padova e il dottorato di ricerca in Territorio, Ambiente, Risorse e Salute, è ora ricercatore presso l’Istituto di Scienze Polari del CNR (ISP-CNR). Dal 2010 svolge attività di ricerca nel campo delle scienze forestali e ambientali con particolare attenzione all’influenza dei cambiamenti climatici sugli ambienti montani d’alta quota dominati da processi nivo-glaciali.
1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
La montagna è sempre stata la mia passione, fin da quando il nonno mi accompagnava nei boschi di castagno in Appennino.
Ho studiato Scienze Forestali all’Università di Padova perché volevo capire come funzionano e si evolvono i territori d’alta quota.
Con l’alpinismo e le mie attività di ricerca mi sono spinto più in alto delle foreste e ho scoperto questi affascinanti ambienti alpini che sono i ghiacciai. Mi piace vederli, o, oramai, ricordarli, come li descriveva William Windham “un mare che si è congelato all’improvviso poco dopo la tempesta, quando il vento è cessato e le onde, benché ancora alte, sono diventate tondeggianti e smussate”.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
“Eclettica”: il mio lavoro mi tiene molto tempo al computer per studio e ricerca. D’altra parte, sono impegnato in attività in campo che richiedono elevata elasticità mentale per gestire situazioni a volte impreviste e complesse.
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Ero alle scuole medie a Mestre, ricordo la biblioteca in legno scuro scuro delle suore Canossiane. Forse mi è rimasto impresso più il fascino del luogo che non la lettura stessa.
4. Come definiresti la biblioteca?
Per me è sempre stato un luogo di approfondimento o, meglio, una fonte da cui attingere e portarsi a casa molteplici informazioni, ora anche in forma digitale. Ho sempre preferito studiare in maniera isolata, sulla mia scrivania. Ecco perché non ho l’abitudine di vivere attivamente le stanze della biblioteca.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
L’idea stessa di cultura disponibile a tutti, nelle sue sfaccettature più colorate di temi e idee.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Credo sia stato “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach, me lo regolò mio papà.
Confesso di averlo trovato noioso all’epoca. Riletto alcuni anni dopo, è diventato uno dei libri a cui ripenso, a cicli.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Dipende dalla tematica, che si tratti di saggi, romanzi, raccolte di storie.
Il primo che mi viene alla mente forse è Moby Dick di Herman Melville, la storia di un uomo che si intreccia con la scienza, la teologia, il pensiero e le paure.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
“Guida galattica per autostoppisti” di Douglas Adams.
Un libro ironico (evviva sempre l’ironia), con una profonda base di cultura scientifica e tecnologica. Una lettura molto piacevole a livelli ascendenti.
9. Leggere fa bene? E perché?
Lascio quello che scrisse Umberto Eco: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Non saprei, forse: “Leggi molto?” Avrei risposto: “Non quanto vorrei, sono terribilmente lento”.
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