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Archive for the ‘Interviste’ Category

Sguardi insoliti. Persone e luoghi di Venezia, Maggio dei Libri 2023

Maurizio Vittoria, sarà presente in Biblioteca giovedì 25 maggio alle ore 18.00 per il Maggio dei libri 2023.
Dialogherà con Marco Trevisan attorno al libro “Storia di Venezia tascabile. Dalle origini al MOSE”.

Maurizio Vittoria, veneziano, vivo a Venezia.
Appassionato di storia e costume locale, già funzionario della Biblioteca Nazionale Marciana, sono stato direttore di una casa editrice veneziana e sono presidente del Comitato Venezia, associazione che si prefigge di diffondere la conoscenza della storia, arte e cultura veneziana.
Ho organizzato e tenuto varie conferenze su storia e curiosità locali.
Attualmente in pensione, sto seguendo (tardi) la tradizione paterna, pubblicando anche all’estero opere divulgative su Venezia e dintorni.
Quando mi riposo mi interesso anche alla gestione di siti web e alla produzione di musica amatoriale.
Varie le pubblicazioni: Detti e modi di dire veneziani. Libro-agenda; Le barche della laguna; Guida insolita di Venezia; Guida insolita del Veneto, ecc. Ultimamente ho curato la trascrizione e traduzione in italiano de Le ciacole de Bepi, di Olindo Guerrini, in occasione della mostra “Un romagnolo in Veneto” presso la Biblioteca Nazionale Marciana (dicembre 2022).

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
In realtà è stato un imponderabile susseguirsi di cose che mi ha portato a fare il bibliotecario, a cui prima non avevo proprio pensato. Ma mi ci sono ritrovato, e bene.

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Per la mia attività attuale, più che un aggettivo, direi un sostantivo: ricerca. Ricerca nella storia, nella tecnica, nella musica, ricerca e approfondimento di ciò che mi passa per la testa; in pratica ricerca di me stesso. È troppo scontato?

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Ero ancora alle scuole medie e con un amico avevamo deciso di scrivere una storia delle chiese di Venezia (come se non ce ne fossero già state…). Entrammo in Biblioteca Marciana, a Venezia, e fummo subito bloccati e mandati via abbastanza rudemente da chi stava alla porta, dietro uno sportello. Devo dire che non fu un bell’approccio e ci rimasi male.
Mio padre mi spiegò (oltre al fatto che libri di storia sulle chiese veneziane ce n’erano già abbastanza) che non avevamo ancora l’età giusta per poter entrare. Ovviamente risposi, come tutti i ragazzini: “Ma non è giusto!”.
In ogni modo era iniziato il mio karma, perché in quella biblioteca andai poi a lavorarci per più di trent’anni…

4. Come definiresti la biblioteca?
Un luogo in cui entri e trovi tranquillità, studio, scoperte. Ed è gratuito… e deve restare così!

5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Che hai sottomano un mondo che si può aprire per te.

6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Credo sia stato Ventimile leghe sotto i Mari, di Giulio Verne, da cui mi è rimasto l’amore per la fantascienza.

7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Le avventure di Tom Sawyer, di Mark Twain. Sono le avventure di un adolescente americano della fine ‘800 che vive nei pressi del fiume Missisipi. Spensierato e audace, ne faceva di cotte e di crude, e non mancavano i primi innamoramenti.
Dalle scuole medie in poi credo di averlo letto 5-6 volte, anche a salti, ed è legato ad uno dei miei primi amori…

8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
L’estate incantata, di Ray Bradbury.
Un libro con atmosfere magiche come solo Bradbury sa fare, un’estate di vacanza, il rapporto tra generazioni, la consapevolezza di sé, il mistero.

9. Leggere fa bene? E perché?
Assolutamente sì! Apre la mente, impari cose, viaggi, sogni, cresci.

10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Forse questa: “Perché si pubblicano ancora libri su Venezia? Non ce ne sono abbastanza?”
Risponderei: “Se si tratta di diffondere cultura e conoscenza, no, non sono mai troppi!”.

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Sguardi insoliti. Persone e luoghi di Venezia, Maggio dei Libri 2023

Matteo Corradini sarà ospite in Biblioteca giovedì 19 maggio alle ore 18.00.
Dialogherà attorno al suo libro “Per chi splende questo lume: la mia vita oltre Auschwitz” con Donatella e Raffaella Cipolato, figlie di Virginia, la protagonista del libro.

Nato nel 1975, Matteo Corradini è ebraista e scrittore.
Pubblica con Bompiani e Rizzoli.
Dottore in Lingue e Letterature Orientali con specializzazione in lingua ebraica, si occupa di didattica della Memoria e di progetti di espressione. Prepara reading musicali e regie teatrali. 
Premio Andersen 2018, Premio Leipzig 2018, Premio Primo Romanzo 2014. 
Dal 2010 è tra i curatori del festival scrittorincittà (Cuneo). Dal 2003 fa ricerca sul ghetto di Terezín, in Repubblica Ceca, recuperando storie, oggetti, strumenti musicali.
Ha fondato il Pavel Žalud Quartet e il Pavel Žalud Trio in Italia ed è tra i fondatori dell’Institut terezínských skladatelů (Terezín Composers Institute) in Repubblica Ceca. 
Tra i suoi ultimi libri, i romanzi Irma Kohn è stata qui (Rizzoli), Se la notte ha cuore (Bompiani), il saggio-manuale Tu sei Memoria (Erickson), la cura del Diario di Anne Frank (BUR Rizzoli), la cura delle memorie di Virginia Gattegno (Per chi splende questo lume, Rizzoli), l’opera illustrata Fu Stella (Lapis). I suoi libri sono tradotti da RandomHouse in Germania e da Gallimard in Francia.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Volevo fare la rockstar. Ma non ho mai imparato a suonare la chitarra, e in più non ho tanti capelli. Mi mancavano le basi.

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Civilmente stralunata.

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Un posto caotico, pieno di libri apparentemente in disordine. Scoprii anni dopo che il disordine non era solo apparente.

4. Come definiresti la biblioteca?
È un posto dove non c’è riposo per i libri, per i cuori e per le menti.

5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Trovare libri che non cerco. E l’odore di biblioteca, che è un misto di carta, colla, umido (a volte), legno, e desiderio di conoscere. Una fragranza buonissima.

6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Tra i tanti, ricordo “La coccinella sempre arrabbiata” di Eric Carle (Emme Edizioni).

7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
L’isola del tesoro a 12 anni. Lo leggevo in contemporanea al mio migliore amico e ne parlavamo.
Non l’ho più riletto, mi basta quella lettura.

8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Se ha 13 anni, consiglierei il Diario di Anne Frank.

9. Leggere fa bene? E perché?
Credo che leggere, un po’, abbia fatto anche un po’ male a tutti noi che amiamo leggere.
Come fanno male le cose che ti mettono di fronte alla verità, anche di te stesso.

10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Non mi hai chiesto se ho mai attratto il cuore di una ragazza con un libro. Ti avrei risposto così: sempre.

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Laura Pierdicchi [poetessa]

Donne: identità narrate, Rassegna marzo-aprile Donna 2023

Laura Pierdicchi sarà ospite della Biblioteca sabato 15 aprile alle ore 16.30. Dialogherà con Maria Luigia Chiosi attorno al libro “Il portale. Poesie”. Ascolteremo la lettura di alcuni brani dalla voce Luciana Castagnaro.

Laura Pierdicchi è nata a Venezia e vive a Mestre. Dopo gli studi tecnici e commerciali ha lavorato in prestigiose aziende nazionali, tra cui la Rai e l’Enel; si è diplomata anche in lingua francese.

“Ho sempre amato la poesia, sin da piccola. Ho iniziato a scrivere le prime filastrocche a 10 anni, poi ho continuato. Ho raccolto in un volumetto, che non ho mai fatto leggere a nessuno e che ritengo il mio diario segreto, le liriche scritte fino a 16 anni.

Non pensavo che le mie poesie potessero interessare e non sapevo niente di ciò che succedeva nel mondo letterario e poetico. Fu un critico amico a darmi il bando di un concorso, al quale partecipai senza aspettarmi nessun riscontro. Il premio che ricevetti mi procurò una gioia immensa. Cominciai allora ad informarmi e a prendere dei contatti. Mi interessavano i concorsi per capire se i miei testi potessero valere. Ricevendo molti riconoscimenti, mi decisi a presentare le bozze della mia prima raccolta, che fu subito pubblicata e ricevette il giudizio positivo di Andrea Zanzotto e Giorgio Barbèri Squarotti.

Da allora ho iniziato seriamente il mio percorso poetico, che mi ha portato a scrivere quattordici libri di poesia ed uno di racconti e ho avuto la fortuna di ricevere tantissime gratificazioni, anche dalla critica più qualificata. Sono stata tradotta in spagnolo, romeno e tedesco e sono presente in molte antologie.

La poesia è una lettura quotidiana, dovendo curare recensioni per altri autori e collaborare con Riviste letterarie. Ultimamente ho ricevuto la nomina a Redattrice della Rivista Vernice, dell’Editrice Genesi di Torino.”

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Non avrei mai pensato di addentrarmi nel mondo letterario e poetico. E’ iniziato tutto da quando mandai per prova le bozze di una raccolta all’Editrice Lalli di Firenze nel lontano 1979, e ricevetti subito la proposta di pubblicare. Non ritengo la poesia un lavoro. Il lavoro l’ho svolto per tanti anni, fino alla pensione. La poesia è stata ed è la compagna della mia vita.

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Catartico

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Quando studiavo a Venezia andavo spesso alla biblioteca Marciana.

4. Come definiresti la biblioteca?
La biblioteca è un’oasi di pace dove trovare ciò che si ha bisogno di leggere.

5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
L’atmosfera che vi regna. Un posto ricco dell’energia di tanti scrittori e dove si cerca di arricchirsi culturalmente.

6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Sono anziana e da giovane leggevo anche tre libri in una settimana. Non ricordo bene, forse è stato Piccole donne di Louisa May Alcott.

7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Per il romanzo, mi ha coinvolto molto Jane Eyre di Charlotte Bronte, per la poesia sono stata fulminata da Emily Dickinson.

8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
C’è una moltitudine di bravi scrittori e i miei gusti sono senz’altro diversi da quelli dei giovani d’oggi. Io sono ferma al novecento. Forse un libro che può coinvolgere ancora per il suo contenuto e per il momento in cui viviamo, è Il male oscuro di Giuseppe Berto.

9. Leggere fa bene? E perché?
La lettura è come una medicina. Ci si stacca dai problemi del quotidiano per vivere appieno un’altra storia. Oppure, serve per imparare ed approfondirsi su argomenti che più interessano. Oppure ancora, ci si addentra nell’ispirazione di un sentire poetico.

10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Perché oggi si legge molto meno?

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Adriana Sbrogiò [Pasta Madre]

Donne: identità narrate, Rassegna marzo-aprile Donna 2023

Adriana Sbrogiò sarà ospite in Biblioteca sabato 1 aprile alle ore 16.30.
Durante il pomeriggio verrà presentato di libro “Il luogo accanto. Identità e Differenza, una storia di Relazioni” di Teresa Lucente con interventi di Graziella Borsatti e Alberto Leiss.
Adriana Sbrogiò con Gabriella Cimarosto presenteranno l’Archivio dell’Associazione Identità e Differenza donato alla Biblioteca.

Sono una pensionata e ho ormai 84 anni compiuti. Ho fatto l’impiegata presso una società di navigazione a Marghera per circa 20 anni, poi alle dipendenze di altre Ditte e società e infine per dieci anni nella Scuola. Quindi mi sono guadagnata da vivere facendo l’impiegata.
Ho praticato per cinquanta anni il volontariato sociale e politico nella mia città, e in altri luoghi in Italia, sul tema dell’amore e della libertà femminile.
Ecco parte delle note biografiche tratte dal libro ‘Il Posto vuoto di Dio’ di Autori Vari e da me curato con Luisa Muraro:

Adriana Sbrogiò si dice donna di fede con profondo senso religioso, ma laica e non praticante. Vive a Spinea, è madre, moglie, nonna, amica e anche altro. Attenta ai temi dell’identità nella differenza e appassionata delle relazioni interpersonali e politiche, si è sempre dedicata a promuovere occasioni di comunicazione e di partecipazione, creando luoghi di ricerca e di confronto, dibattito e scambio a Spinea e altrove. Convinta che sia possibile trasformare i rapporti fra esseri umani in relazioni di scambio e in amore, cerca di oltrepassare le barriere poste dalle convenzioni e dalle gerarchie, senza attaccarle. Ha organizzato per venticinque anni gli appuntamenti annuali di Asolo nella Casa delle suore dorotee e a Torreglia nella casa delle suore Salesie, aperti a donne e uomini, sui grandi temi della politica delle donne”

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Avevo sedici anni compiuti quando ho iniziato a lavorare ed era, a quei tempi (1955) il più bel lavoro che si poteva trovare per guadagnarsi da vivere.

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Passione e amore per la vita, per il vivere con le altre e gli altri, che è stata la mia grande impresa.

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
A 13/14 anni frequentavo la parrocchia e là ho visto i primi libri con parole difficilissime, ad esempio Psichiatria Pastorale, ero affascinata, ma mi ci sono voluti anni per capire il significato.
Poi andavo nella biblioteca delle suore e leggevo i romanzi che mi proponevano e quelli li capivo.
In seguito, ho frequentato molto la Biblioteca di Mestre, soprattutto perché trovavo il vocabolario di italiano e quello filosofico, che non possedevo, dove cercavo il significato delle parole difficili che mi trascrivevo in un quadernetto che condividevo con una amica appassionata anche lei di lettura.

4. Come definiresti la biblioteca?
Il paradiso della conoscenza.

5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Quel senso che provo, quasi sacro, di protezione e di promessa che tutto potrà essere svelato (fino adesso) se lo desideri e se hai amore per la lettura.
E se fai diventare sapere la conoscenza puoi anche profetizzare il futuro. Lì ci sono tutti gli ingredienti.

6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Il libro di lettura e il sussidiario delle scuole elementari.
‘Canne al vento’ di Grazia Deledda mi fu donato quando avevo circa 13 anni, poi ‘Via col vento’ che ho letto e riletto anche per diletto… quando staccavo dai libri impegnativi.

7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Ho letto moltissimo e di tutto, di storia, filosofia, di psicologia, letteratura italiana, russa, europea. Pochi gialli.
Mi ha sconvolto, forse perché ero ancora troppo giovane, il dizionario filosofico di Voltaire perché mi ha messa in crisi con il discorso religioso. Mi ha fatto riflettere molto, ad esempio l’ingiustizia di come Abramo e Sara hanno sfruttato e trattato la schiava Agar. Lì è nato il mio amore per le donne povere e ultime.
Il libro più importante che mi ha rivelato mia madre e me a me stessa, anche se è arrivato quando ormai ero attorno ai cinquant’anni, è stato ‘L’ordine simbolico della madre’ di Luisa Muraro.
Da allora ho letto molti libri di donne e ho organizzato percorsi e incontri di ricerca con donne e uomini per una nuova civiltà dello scambio tra diverse-i e differenti.

8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Tutti i libri verso i quali si sente spinto dalla curiosità di conoscere.

9. Leggere fa bene? E perché?
Quando ero giovanissima mi sono fatta una promessa che mantengo anche adesso che sono vecchia: “Adriana non lasciar mai finire un giorno senza avere letto almeno qualche pagina di un libro e aver imparato qualcosa.”
E mi fa bene, perché solitamente leggo di notte quando c’è silenzio e, appena prendo in mano il libro, provo una gioia dentro come se andassi ad un nuovo incontro. Se poi quella lettura non mi piace o mi dice poco, penso che ci sono tanti libri e mi sento sempre ricca.

10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Allora me la faccio io la domanda? Dico quello che sento, che ho sempre sentito per tutte le donne e gli uomini che hanno lavorato e lavorano nella mia biblioteca di Spinea che frequento da quando è nata.
Ho una profonda gratitudine per l’accoglienza, la competenza, la gentilezza e le premure di cui ho usufruito come donna amante della lettura e per tutta la collaborazione svolta in tanti tanti anni con la nostra Associazione Culturale Identità e Differenza.



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Donne: identità narrate, Rassegna marzo-aprile Donna 2023

Mariella Favaretto sarà ospite in Biblioteca sabato 18 marzo alle ore 16.30, ci presenterà il suo libro “Elide, un percorso di emancipazione” in dialogo con Maria Teresa Sega.

Mariella Favaretto, mestrina, laureata in Lettere e specializzata in Filologia moderna, è stata insegnante di scuola secondaria.
Ha pubblicato: “I miei calzettoni rossi” Oppure editore 2005, “Il filo spezzato” 2008 e “Vite fatte di niente” 2014 con Alcione Editore ed infine “Elide” Cleup 2021.
Suoi racconti sono presenti nelle raccolte: “Cucina di Storie” a cura di Annalisa Bruni, Lucia De Michieli, Anna Toscano
2008/2013 e” Quello che le donne non dicono” della Compagnia di arti e mestieri di Pordenone 2013/2015.
Ha avuto segnalazioni di merito in premi nazionali e internazionali.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Ho fatto l’insegnante di scuola media per quasi 40 anni perché studiare, comunicare, crescere insieme ai ragazzi mi è sempre piaciuto e mi ha arricchito di sincerità e umanità.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
In realtà è un verbo: crescere insieme.
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Il contatto con le biblioteche è avvenuto in modo sistematico durante gli anni universitari.
4. Come definiresti la biblioteca?
Il luogo del silenzio che parla.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Il contatto fisico con i libri, che internet non ti dà.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Piccole Donne. Regalo di compleanno di mia mamma.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Delitto e Castigo di Dostoevskij, uno dei libri che ho riletto più volte e che mi ha fatto a lungo riflettere sull’animo umano.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Consiglierei i libri della Allende, di Viola Ardone, di Sara Rattaro, l’ultimo premio Nobel Ernaux, “Vita” e “Una storia perfetta” della Mazzucco, “Cime Tempestose” della Bronte, “Furore” di Steinbeck e poi tutto assolutamente Dostoevskij.
9. Leggere fa bene? E perché?
Leggere allunga la vita, diceva uno slogan che ho letto tempo fa, perché allarga i nostri orizzonti storico-geografici, socio-politici, ma soprattutto umani.
Leggere ci rende capaci di comprendere meglio la realtà in cui viviamo e le realtà che ci stanno intorno, leggere sviluppa la nostra immaginazione e ci insegna a pensare e a progettare il nostro futuro.
10.  A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Vorrei solo aggiungere che la scrittura, che è la passione che coltivo da diversi anni, è strettamente legata alla lettura perché il lettore e lo scrittore sono protagonisti attivi della “parola”.

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Donne: identità narrate, Rassegna marzo-aprile Donna 2023

Gulala Salih sarà ospite in Biblioteca giovedì 16 marzo alle ore 20.30, ci presenterà il suo libro “Identità sospese” in dialogo con Maria Letizia Angelini.

Gulala Salih, kurda con cittadinanza irachena e italiana, vive da circa 22 anni in Italia.
Da quando è arrivata in Italia si occupa di politica sociale e fin da subito ha iniziato a lavorare nell’ambio socioeducativo e nella mediazione linguistico culturale, impegnandosi nella sensibilizzazione e nella difesa dei diritti dei bambini e delle donne.
Ha lavorato in diverse scuole in Italia, Kurdistan e presso l’Ecole Georges Gusdorf di Parigi attorno a diversi progetti di solidarietà e di scambio culturale.
Ha realizzato due pubblicazioni per bambini e ragazzi “Il Kurdistan con gli occhi dei bambini” e “ La pace con la nostra parola” con la collaborazione del CISM di Spinea “Coordinamento immigrati del sud del mondo”.
Lo scorso aprile è stato pubblicato il suo ultimo libro, “Identità Sospese”.

1. Perchè hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Il mestiere ha scelto me, l’istruzione e la laurea che ho sono completamente diverse o non compatibili con quello che sto facendo, non avrei mai pensato a questo lavoro, ma la vita e le circostanze in cui mi trovavo erano un terreno fertile per poter formarmi ed avere la possibilità di fare il lavoro che faccio da anni, anche se negli ultimi tre anni ho cambiato lavoro e il mio mestiere ha preso un’altra direzione.

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Sensibilità.

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Durante il periodo delle scuola medie, sono andata in biblioteca con delle amiche/compagne di classe per una ricerca per la scuola, è stata una bella sensazione, sentirsi grande e responsabile e fare una ricerca in biblioteca!

4. Come definiresti la biblioteca?
Il mondo dove puoi sapere e conoscere cultura, arte, lingua, politica e storie e…. di tutto il mondo.
È un luogo dove possono accedere tutti senza distinzione.

5. Cosa ti piace di più di una biblioteca?
Potrei dire tutto, ma forse in modo particolare l’angolo dedicato ai bambini dove si possono ascoltare le letture animata, forse perché ho un bel ricordo di quando portavo i miei bambini.

6. Qual è stato il primo libro che hai letto?
Naturalmente ho letto i libri in kurdo e arabo, tra i primi libri che ho letto mi ricordo il libro di Nawal Al Sa’dawi la grande scrittrice Egiziana.

7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
I libri e le riviste mensili che ci comprava mio padre quando eravamo bambine, e poi sempre tra i primi che ho letto, il libro di Nawal Al Sa’dawi per la sua visione e il coraggio con la quale racconta la sua vita e le questioni femminili.

8. Quale libro consiglieresti ad un giovane lettore?
Non consiglierei un libro specifico, consiglio di leggere e apprezzare la lettura, suggerisco di leggere anche i libri che riguardano i racconti e le storie vere.

9. Leggere fa bene? E perché?
Leggere ti aiuta a sapere, capire, conoscere e scoprire. Il tempo della lettura è un investimento per la propria personalità e crescita personale.

10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
I libri li compri o li prendi in biblioteca? Abbiamo tantissimi libri a casa, ultimamente cerco di prendere i libri in biblioteca se li trovo, poi succede anche che li compro, magari perché vorrei proprio avere la mia copia.

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Susi Danesin sarà ospite in Biblioteca sabato 28 gennaio alle ore 16.30 e ci presenterà il suo primo libro, “Dlin dlon, ops, vrum! Scalda la voce, fai un saltello e accendi questo libro”

Susi Danesin da anni si occupa di teatro ragazzi e promozione della lettura.
Lavora con bambini e ragazzi e con gli adulti che si occupano di loro come insegnanti, genitori, educatori attraverso la formazione.
Da poco ha scritto un libro “Dlin dlon, Ops, Vrum!” nel quale c’è la sua esperienza di lettrice ad alta voce e formatrice teatrale ma soprattutto di “bambina” che adora farsi raccontare le storie.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Ho sempre voluto fare teatro da quando ero piccola.  
Attraverso il teatro mi sembra di conoscere meglio l’essere umano.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Creativa
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Ho iniziato a frequentare le biblioteche al liceo, non ho un ricordo in particolare ma ricordo che era un luogo in cui mi sentivo bene.
4. Come definiresti la biblioteca?
Un luogo che offre possibilità a tutti.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Oltre la possibilità di poter prendere in prestito potenzialmente tutto, in alcune biblioteche mi piace l’accoglienza dei bibliotecari e poter parlare di libri con loro.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Non ricordo ma da piccola ero appassionata dei Quindici e di Richard Scarry.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Tanti.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Il buio oltre la siepe di Harper Lee
9. Leggere fa bene? E perché?
Allarga la nostra interiorità e ci avvicina agli altri attraverso le storie.
Ci fa sentire meno soli in questo mondo.
10.  A quale altra domanda avresti voluto rispondere
Sono importanti le biblioteche?
Si, offrono cultura a tutti gratuitamente in una società in cui tutto si paga.
Sono importanti per il benessere della persona e della comunità.

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Giorno della Memoria 2023

Gemma Moldi sarà ospite in Biblioteca venerdì 27 gennaio alle ore 18.00.
Presenterà il suo libro “Scrivimi sempre” dialogando con Stefania Bertelli, accompagnate dalle letture di Alessandra Prato e dalle note musicali di Alessandra Trentin.

Gemma Moldi è nata a Venezia, si è laureata in Filosofia presso l’Università Cà Foscari e si è poi dedicata all’insegnamento delle materie letterarie nella scuola media.
Si è impegnata in progetti di animazione teatrale, in laboratori per alunni con difficoltà di apprendimento e in attività per prevenire il disagio tra Mestre, Spinea e San Donà di Piave.
Ha pubblicato fiabe e racconti per ragazzi, ha collaborato con musicisti attorno ad alcune fiabe musicali di cui ha curato i testi e si è dedicata alla ricerca storica per molto tempo restituendoci il prezioso libro edito dalla casa editrice Giuntina, che viene presentato in Biblioteca.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Ho fatto l’insegnante per molti anni. Ho scelto questo lavoro perché ho sempre desiderato condividere le mie conoscenze. Studiare, scoprire i grandi della letteratura, superare le difficoltà della scrittura e del raccontarsi, inquadrare storicamente gli eventi, cercare in quei percorsi spiegazioni che aiutino ad orientarsi nella vita, sono attività che hanno avuto sempre una grande importanza per me, sono state fonte di soddisfazione e il desiderio di fare la mia parte per diffonderne la conoscenza mi ha condotta all’insegnamento.
Lasciato l’insegnamento, la scrittura di racconti, la collaborazione con musiciste e la ricerca storica mi hanno permesso di rivolgermi ad un pubblico più ampio ma lo scopo in fondo è lo stesso: trovare qualcuno con cui condividere conoscenze e pensieri, cercare di dare un contributo affinché la cultura raggiunga sempre più persone.

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Mi viene in mente un sostantivo: ricerca.

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
A dodici anni, la biblioteca civica di Mestre, di fronte all’attuale sede del Municipio.
Una scala ripida di marmo bianco e una grande sala poco luminosa dove scaffali di libri mi guardavano con aria severa.
Con due amiche dovevamo fare una ricerca per la professoressa di inglese.
Combinammo ben poco perché alla fine ci prese la ridarella però ricordo che, quando a casa mi misi a sistemare gli appunti, decisi tra me che ci sarei tornata da sola: l’avere tra le mani un volume dell’enciclopedia rilegato in pelle, il silenzio, le poche persone assorte nella lettura mi fecero sembrare la biblioteca un posto prezioso e speciale.

4. Come definiresti la biblioteca?
Come dicevo è un luogo prezioso e speciale, la definirei un tesoro.

5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
L’atmosfera. Ci sono luoghi dove si percepisce che l’umanità è capace di buone azioni, che può amare il bello, coltivare la filosofia e il ragionamento critico, la scienza e l’arte: il silenzio carico di attesa prima di un concerto, il respiro di una sala di lettura, la meravigliosa concentrazione che per alcuni istanti prende una classe intenta a scrivere un tema d’italiano o a disegnare…
E naturalmente mi piace sapere che esiste perché la considero un’estensione della mia biblioteca privata, un luogo a cui attingere in caso di necessità.
Ora poi le biblioteche sono diventate punti di incontro, propongono iniziative originali aperte al territorio e alla cittadinanza e questo le rende ancora più preziose.

6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Non ricordo con precisone.
Mi vengono in mente La capanna dello zio Tom, una raccolta di fiabe di Andersen e le sintesi dei grandi romanzi offerte in allegato ai fascicoli dell’Enciclopedia della fanciulla. Un’era geologica fa…
Quelli erano i libri “ufficiali”, poi per conto mio leggevo qualsiasi altra cosa trovavo in casa.

7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Pensando sempre alle mie prime letture, sicuramente David Copperfield è stato il libro che più ho amato.
Non lessi una versione per bambini ma l’originale, un tomo di oltre 700 pagine che mi regalarono intorno ai dieci anni e che lessi con grande piacere nonostante alcuni punti mi risultassero oscuri.
Da quel momento in poi Dickens è diventato uno dei miei compagni di avventura.
Letto e riletto insieme a tanti altri che poi si sono aggiunti e che, a seconda del periodo, mi hanno regalato un ricordo speciale.
Cito alla rinfusa: Dumas, Proust, Balzac, Philip Roth, Faulkner, Ortese, Ginzburg, Romano, La Capria, Meneghello, Pratolini, Calvino, Thomas Mann, Cohen, Primo Levi, Yourcenar, Pamuk…
Mi rendo conto che l’elenco sarebbe troppo lungo e non finirei più. Sono davvero tanti e di ognuno di loro mi piacerebbe raccontare qualcosa.

8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Non credo molto alla figura del “giovane lettore”.
La lettura è un’esperienza individuale e quindi si può generalizzare fino ad un certo punto. E, inoltre, non sono così esperta sull’argomento.
Credo perciò che ad un giovane lettore consiglierei di andare in una biblioteca dove esiste una collaborazione con le scuole oppure in una libreria dove c’è un libraio o una libraia che si informa e legge quello che mette in vetrina.
Sono persone esperte che sanno dare consigli anche sulle novità e sanno porre domande sulle preferenze di ognuno.
In generale, comunque, consiglierei di non aver paura dei classici perché sono spesso molto più vicini di quanto possiamo immaginare.
Mi pare che implicitamente le domande di questo questionario si riferiscano ai libri di narrativa ma è lettura anche la saggistica e se un ragazzo o una ragazza sono appassionati di astronomia o biologia marina un libro può essere anche un saggio di divulgazione scientifica. E anche qui una brava bibliotecaria o una libreria possono dare utili suggerimenti.

9. Leggere fa bene? E perché?
Leggere fa bene perché ci racconta una parte di quello che siamo come individui o come collettività, ci pone quesiti, ci può aiutare a mettere gli eventi in prospettiva, ci può dar fastidio o farci ragionare, può portarci lontano o nel proprio intimo sentire, può farci sognare o riflettere o tutte e due le cose insieme, può accrescere le nostre conoscenze ed alimentare la nostra capacità di giudizio critico, può aiutarci a comprendere gli altri, i loro comportamenti e le relazioni umane.
In certi libri di narrativa ho sentito una tale assonanza con l’autore da sentirmi autrice con lui.
E un po’ questo è vero perché l’umanità è il tratto che ci accomuna e ci rende capaci di comprensione reciproca.

10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
È stato interessante rispondere a questo questionario?
Sì, perché mi ha dato modo di riflettere su temi a me cari e ringrazio la biblioteca per l’opportunità.

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Venezia in Giallo, Novembre 2022

Paolo Lanzotti sarà ospite della Biblioteca venerdì 18 novembre alle ore 18.00 e dialogherà con Cristina Giussani attorno al suo ultimo romanzo “Le ragioni dell’ombra : Venezia 1753. Un’indagine di Marco Leon, agente dell’Inquisizione di Stato“.

Nato a Venezia. Laureato in filosofia all’università di Padova.
Insegnante, prima di filosofia, poi d’italiano. Attualmente in pensione.
Lettore onnivoro, con predilezione per la storia e la divulgazione scientifica.
Ama la musica classica e il teatro di prosa.
Risiede ancora a Venezia, ma vive tra Venezia e Padova.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
A costo di cadere un po’ nella retorica credo sia il mestiere ad aver scelto me.
Quand’ero giovane le mie ambizioni erano altre. Sognavo di fare qualcosa in campo musicale.
Ma stiamo parlando dei fatidici anni ’70. A quel tempo il novanta per cento dei giovani aveva lo stesso sogno nel cassetto.
E poi io sono un modesto autodidatta. Non sono mai stato un musicista vero.
Quindi, a un certo punto, ho dovuto rendermi conto che quella strada era sbagliata e mi sono messo a cercarne un’altra.
È stato allora che ho sentito il richiamo. Avevo delle storie in testa.
Non potevo raccontarle in musica, ma perché non provare a farlo con carta e penna?
Tutto è cominciato così.
Col mestiere di scrittore che mi chiamava, spazientito con me per il tempo che avevo perso fino a quel momento inseguendo delle chimere.


2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Certosina. O forse, ossessiva. Ahimè!
Io sono uno di quegli autori che Raymond Calvert – se non ricordo male – definiva “masochisti”.
Ho sempre bisogno di ricominciare da capo, riprendendo il romanzo dalla prima riga.
Sono capace di rileggere dieci volte una pagina solo per cambiare un aggettivo o una virgola.
Taglio, aggiungo, taglio di nuovo e aggiungo ancora. Alla fine, comunque, non sono mai soddisfatto.
Come dico spesso, quando ho terminato di scrivere un romanzo è come se ne avessi scritti dieci.
Calvert aveva ragione. È da masochisti. Ma io non riesco a lavorare diversamente.


3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Il mio primo ricordo è di natura scolastica.
La mia insegnante mi aveva assegnato una ricerca e io ho messo piede nella biblioteca comunale senza sapere bene cosa aspettarmi né tanto meno come funzionasse.
Un classico, vero? L’esperienza è stata disastrosa.
Ero molto giovane e non avevo la più pallida idea di cosa significasse “fare ricerca”.
Nessuno me l’aveva mai insegnato.
Quindi mi sono limitato a scopiazzare qualche pagina qua e là, quasi senza capire cosa stessi facendo.
Per fortuna, poi sono cresciuto.


4. Come definiresti la biblioteca?
Uno scrigno aperto, pieno di tesori.
Troppo retorico e scontato? Be’, io la penso così.


5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Rifacendomi alla risposta precedente, ciò che mi piace di più è il pensiero che una biblioteca dona i suoi gioielli a tutti, indistintamente.
Frequentare una biblioteca azzera ogni distinzione di età, di genere o di condizione sociale.
La biblioteca è generosa, aperta, democratica e tollerante.
Il che è molto più di quanto, in genere, possiamo aspettarci dalla società che ci circonda.


6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Data la mia età, rispondere a una domanda del genere significa fare uno sforzo di memoria davvero grande.
Se ci penso, il primo titolo che mi viene in mente è “Ventimila leghe sotto i mari”.
Ma forse è solo il libro che mi ha colpito di più da bambino.
Non posso essere sicuro che sia stato anche il primo.
Anzi, considerando il tipo di storia che racconta è molto probabile che non lo sia.
Ma, evidentemente, quelli che ho letto in precedenza non mi hanno colpito in modo altrettanto profondo.
Quindi diciamo che è stato il primo.


7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Dipende da cosa s’intende e a quale epoca si fa riferimento.
Da bambino, oltre al già citato “Ventimila leghe sotto i mari”, sono rimasto colpitissimo da “L’isola del tesoro” e da “Il richiamo della foresta”.
Da adulto ho incontrato diversi romanzi che mi hanno lasciato sensazioni o ricordi particolari.
Tempo permettendo sono un lettore compulsivo e, se fosse per me, avrei sempre un libro in mano.
Se proprio devo citarne uno solo penso a “Il nome della rosa”. Ma, come dicevo, è solo uno.


8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Uno? Come prima, temo sia impossibile rispondere a questa domanda per me.
Di libri da consigliare ne avrei moltissimi. Personalmente indicherei i grandi classici dell’avventure.
Melville, Stephenson, Conrad, London, Salgari, Verne.
Tuttavia mi rendo conto che sarebbe un consiglio a rischio. Io ho una certa età e questi nomi mi vengono spontanei.
Ma probabilmente le nuove generazioni li troverebbero datati, se non addirittura noiosi.
E poi, si sa, il libro consigliato da altri non è quasi mai quello che si preferisce.
Ciascuno di noi legge a modo suo e ciò che piace a qualcuno può non piacere ad altri.
Insomma, meglio che ciascuno scelga per conto proprio.


9. Leggere fa bene? E perché?
Leggere fa benissimo, allo spirito e alla mente. Perfino al corpo, in un certo senso.
In quanto al perché, temo che dovrò cadere nel già sentito.
Fa bene perché allarga gli orizzonti mentali, aiutandoci a combattere i pregiudizi.
Fa bene perché ci fa conoscere altri mondi e realtà che non avremmo mai la possibilità di frequentare di persona.
Fa bene perché stimola la fantasia.
Fa bene perché ci permette d’entrare in contatto con opinioni diverse dalle nostre, allenandoci alla tolleranza e al rispetto.
Fa bene semplicemente perché ci diverte e ci fa passare delle ore liete in compagnia di storie appassionanti e personaggi indimenticabili.
Sì, lo so: sono cose sentite mille volte. Ma una verità non ha bisogno d’essere originale, non è vero?


10.  A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Penso che dieci siano sufficienti.
Magari a farmi altre domande ci penseranno i lettori. È sempre la cosa migliore.

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Venezia in Giallo, Novembre 2022

Fulvio Luna Romero sarà ospite in Biblioteca venerdì 11 novembre alle ore 18.00, dialogherà con Sara Zanferrari attorno al suo libro “Le regole degli infami“.

Fulvio Luna Romero, che poi in realtà si chiama Alessio, trevisano classe 1977.
Si occupa di risorse umane in una grande azienda, divide il suo tempo tra la famiglia, il triathlon e una rock band.
Ha pubblicato per Piazza Editore e Laurana, nel 2021 l’esordio con Marsilio editore.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Anni fa leggevo moltissimo, ma leggevo soltanto autori stranieri. Mi affascinavano le storie nere, ma l’assenza di internet, parliamo di inizio del secolo, mi limitavo nella ricerca di storie italiane.
Così, una mattina, ho deciso di scrivermela io. E da lì è iniziata l’avventura.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Irrinunciabile.
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Alle scuole medie, entrai in quella del mio istituto per fare delle fotocopie. Era un istituto religioso, ricordo questi scaffali vetrati pieni di libri scuri. Ricordo il silenzio e i tavoli che profumavano di cera.
4. Come definiresti la biblioteca?
Mi rifaccio al titolo di un romanzo di Ken Follett: un luogo chiamato libertà.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Puoi starci delle ore soltanto a cercare qualcosa, dimenticando tutto il resto.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
“Traditori di tutti” di Giorgio Scerbanenco. Ero in quarta elementare.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
“L’inverno di Frankie Machine” di Don Winslow.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Carlo Lucarelli: Misteri italiani.
9. Leggere fa bene? E perché?
Leggere è l’unico modo che abbiamo per salvarci.
La lettura è una scusa per imparare, per supplire a tutte le carenze culturali. Non possiamo aspettarci che la formazione la facciano solo la scuola, o la tv o i social.
Leggere è fondamentale per capire il mondo, le dinamiche… ma anche, semplicemente, per poter sostenere un discorso, e per non aver paura di tutto ciò che ci troveremo ancora ad affrontare.
Apre la mente, la tiene allenata.
Ci permette di sconfiggere l’ignoranza che, a mio avviso, è il peggior male dei nostri tempi.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Fulvio, c’è un libro che avresti voluto scrivere tu?
E io avrei risposto: George Orwell, 1984.

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