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Posts Tagged ‘biblioteca di spinea’

Antonio G. Bortoluzzi sarà ospite della Biblioteca venerdì 3 maggio alle ore 18.00 all’interno della rassegna “Porte Aperte. Luoghi, culture e voci dal territorio“. L’autore presenterà il suo libro “Il saldatore del Vajont” e dialogherà con Annalisa Bruni.

Mi chiamo Antonio Giacomo Bortoluzzi e sono nato nel 1965 in un piccolo borgo in Valturcana, nella conca dell’Alpago, in provincia di Belluno.
Poche case, molte stalle e sei famiglie. Prati ripidi, boschi, bestie, vecchi, donne e ragazzini. Una strada bianca tutta in salita che portava ad altri abitati altrettanto piccoli e senza la tabella con il nome.
Nel borgo non c’era nulla: né un prato abbastanza in piano per fare una partita a calcio, né una bottega o una chiesetta. Tantomeno un telefono. C’erano un lampione, un portone di legno pieno di puntine dove mettevano gli annunci mortuari e un capitello di San Fermo con una spessa grata di metallo.
Ho cominciato a lavorare nei cantieri e in fabbrica molto presto, poi ho incontrato i libri, e il mondo è cambiato.

  1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
    Per me scrivere è una grande passione. Amavo e amo leggere, e ho sempre trovato meraviglioso come i grandi scrittori e le grandi scrittrici riuscissero a mettere sulla pagina (con quei segni fissi, quell’organizzazione apparentemente rigida) così tante scene, emozioni, sentimenti, idee. E ho capito che il mondo e la vita potevano essere narrati.
  2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
    Avventurosa.
  3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
    Era la piccola biblioteca della scuola media, c’erano gli armadi, le antine di vetro e dentro c’erano i libri accostati l’uno all’altro. L’idea che mi ero fatto è che fosse roba dei prof, e quindi fosse meglio non toccare. E mi sbagliavo.
  4. Come definiresti la biblioteca?
    Il luogo della scoperta.
  5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
    L’incontro con le persone. E quel magico evento che accade quando chiedi il titolo di un libro ed è subito individuato in mezzo a migliaia di altri.
  6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
    Possiedo ancora l’unico libro che avevo in casa da bambino, s’intitola Bisonte nero, racconto indiano (L. Mellano, Ditta G. B. Paravia, Torino). È stato pubblicato nell’agosto del 1900 ed è ancora perfettamente leggibile dopo 124 anni, e lo sarà ancora per molto tempo. Il libro è anche un oggetto tecnico modernissimo, resistente, duraturo, e consultabile in ogni momento. Ed è sempre “acceso”, anche senza energia elettrica.
  7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
    Quando ho letto I quarantanove racconti di Ernest Hemingway, mi è sembrato di trovare il grande manuale sulla scrittura che cercavo da anni.
  8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
    L’isola misteriosa di Jules Verne mi era piaciuto moltissimo quand’ero ragazzino. Un’avventura che mi aveva totalmente assorbito, e poi c’era quell’idea che gli uomini, lavorando, studiando, sperimentando insieme potessero farcela contro le “avversità” della vita.
    Un’avventura ottocentesca, solida, che si può leggere anche nella forma di graphic novel.
  9. Leggere fa bene? E perché?
    Leggere un buon libro (quindi seguire una narrazione abbastanza lunga) è passare del tempo fuori di sé e allo stesso tempo dentro di sé. Significa imparare un sacco di cose, divertirsi e commuoversi, maturare dei sentimenti che ci accompagneranno per molto tempo, forse per tutta la vita.
    E poi leggere fa bene perché ci fa compagnia.
  10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
    Le domande mi hanno fatto riflettere e mi è piaciuto rispondere, potrei aggiungere una considerazione, visto che abbiamo parlato molto di biblioteche: secondo me un ruolo importante della cultura (e dei luoghi della cultura) è l’incontro, la relazione, lo stare insieme. Il riconoscerci.



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Andrea Artusi sarà ospite della Biblioteca sabato 20 aprile 2024 alle ore 16.30 dove presenterà con Mirco Zilio, il suo ultimo libro “Odino Buzzi: cronista detective, quattro storie”,  Round Robin edizioni.
In questa occasione verranno anche esposte le tavole realizzate dai partecipanti al corso di fumetto tenuto da Andrea Artusi in Biblioteca.

Ho iniziato giovanissimo a pubblicare i miei primi lavori come illustratore alla fine degli anni ’70 sulle pagine dell’editoria cattolica per ragazzi per case editrici come LDC Leumann e AVE.
All’inizio degli anni 80 sono entrato a far parte dello Studio Metropolis di Luigi F. Bona disegnando illustrazioni e fumetti per Mondadori, Rizzoli, Universo e altri editori.
Dal 93 sono collaboratore della Sergio Bonelli Editore per la quale ho scritto e disegnato storie di Legs Weaver, Nathan Never, Gregory Hunter, Dylan Dog, Dampyr e Martin Mystère.
Faccio parte dei Mysteriani, il gruppo di autori che ha dato vita alla miniserie “Le Nuove Avventure a Colori di Martin Mystère”.
Dal 2000 al 2005 ho diretto il dipartimento Comics & Illustration di Fabrica, il centro ricerche sulla comunicazione del Benetton Group che ha realizzato uno dei primissimi E-Comics italiani.
Sono docente del corso “Digital Illustration e Character Design” per l’Istituto Universitario Salesiano di Venezia e Verona.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Credo in tutta franchezza che sia stato questo lavoro ad aver scelto me.
Ho iniziato a leggere e disegnare fumetti quando ero piccolissimo e questa passione mi ha guidato negli anni. Disegnare era inconsciamente l’unica cosa che sentivo di poter fare come mestiere, anche se ho scoperto negli anni che era assai complicato.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Follemente razionale.
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Sono cresciuto negli anni ’60 in un piccolo paese di provincia del veneziano e mia madre, che era una lettrice accanita, portava me e mio fratello ogni fine settimana nella piccola biblioteca locale a scegliere qualcosa da leggere. Era una specie di rito che ricordo ancora con grandissimo piacere.
4. Come definiresti la biblioteca?
Il luogo in cui la cultura si può percepire, annusare, scoprire.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
L’atmosfera. Essere circondato dai libri credo renda le persone in qualche maniera migliori.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
I miei genitori mi regalarono, ancora prima di iniziare ad andare a scuola quando avevo appena iniziato a leggere, un meraviglioso libro pop-up che ancora conservo di “Aladino e la lampada magica”.
Fu il primo che lessi autonomamente.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Domanda difficilissima… tra i tanti scelgo “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore” di Raymond Carver.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Blankets” di Craigh Thompson che è un graphic novel.
9. Leggere fa bene? E perché?
Perché ci apre ad altri mondi, ci fa viaggiare senza muoverci.
Leggere è il nostro “melange”, la spezia di Dune senza gli effetti collaterali.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
I fumetti sono letteratura? Assolutamente sì, sono letteratura disegnata.

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Giuseppe Mendicino sarà ospite della Biblioteca venerdì 19 aprile alle ore 18.00.
Dialogherà con Sara Zanferrari attorno al suo ultimo libro “Conrad. Una vita senza confini”. Ascolteremo la lettura di alcuni brani dalla voce di Paola Zecchino.

Nato ad Arezzo, Giuseppe Mendicino è l’autore di Conrad. Una vita senza confini, edito da Laterza.
Per lo stesso editore, nel 2021 Mendicino ha scritto Mario Rigoni Stern. Un ritratto. Al narratore dell’altipiano dei Sette Comuni ha dedicato anche Mario Rigoni Stern. Il coraggio di dire no (Einaudi 2013) e Mario Rigoni Stern. Vita, guerre, libri (Priuli & Verlucca 2016). Tra le altre pubblicazioni, Portfolio alpino e un saggio biografico su Nuto Revelli.
Nel corso degli anni ha scritto saggi brevi su Joseph Conrad, Primo Levi, Dino Buzzati, Leonardo Sciascia, Luigi Meneghello e altri.
Nel 2021 ha curato il convegno sul centenario di Mario Rigoni Stern e nel 2022 il libro che ne ha raccolto gli atti nelle edizioni Ronzani, Mario Rigoni Stern. Cento anni di etica civile, letteratura, storia e natura. Sempre nel 2021 ha curato la mostra Muse -Mart dedicata al mondo naturale di Rigoni Stern e il libro edito da Hoepli Dolomiti cuore d’Europa di Giovanni Cenacchi.
Nel 2023 ha curato la ristampa de Il campo rosso: cronaca di un’estate, 1946 di Giovanna Zangrandi, edito dal CAI e ha collaborato alla mostra su Primo Levi e le montagne attualmente in corso presso il Museo Nazionale della montagna di Torino. Collabora con l’Enciclopedia Treccani e i periodici Doppiozero, Meridiani Montagne e La Rivista del CAI.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Di mestieri ne ho due, dirigente pubblico e scrittore. Qui parliamo del secondo naturalmente. Come tutti coloro che amano i libri sin da ragazzi, a un certo punto ho sentito il desiderio di raccontare, descrivere, approfondire. Il lavoro creativo, di qualunque tipo si tratti – artigianale, artistico, specialistico -, è quello che dà più soddisfazioni.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Affascinante.
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Ne ho molti: l’antica biblioteca di Arezzo, la città dove sono nato e cresciuto; la biblioteca Marciana di Venezia, dove un appassionato bibliotecario mi aveva donato una dispensa di paleografia; la piccola biblioteca di Carbonera in provincia di Treviso, dove ho svolto il mio primo lavoro, da bibliotecario appunto; la biblioteca del paese dove vivo, Bellusco, che nel 2006 proposi e ottenni di intitolare a Mario Rigoni Stern, la prima in Italia; e infine la biblioteca di Cortina d’Ampezzo, dove sino allo scorso dicembre lavorava il grande bibliotecario Mauro Polato, che ho ricordato e ringraziato nell’ultima pagina del mio libro su Joseph Conrad.
4. Come definiresti la biblioteca?
Le biblioteche sono un indice analitico del mondo. Sono il simbolo del desiderio di conoscenza e di apertura mentale che è sempre stato proprio degli uomini e delle donne migliori.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
La possibilità di scoprire libri mai letti; di cercarli, trovarli e sfogliarli.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Il primo libro serio che ricordo di aver letto, con tanto piacere, è L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Ne dico quattro. La linea d’ombra di Joseph Conrad, Quota Albania di Mario Rigoni Stern, Addio alle armi di Ernest Hemingway e La morte di Ivan Il’ič di Lev Tolstoj.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
La linea d’ombra di Conrad e L’isola del tesoro di Stevenson.
9. Leggere fa bene? E perché?
Leggere e conoscere sono il presupposto fondamentale per poter ragionare con la propria testa ed essere liberi.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Quale scrittore avesti voluto conoscere di persona?
Uno era Mario Rigoni Stern, e ci sono riuscito.
Gli altri sono Joseph Conrad, Ernest Hemingway, Primo Levi e Italo Calvino.

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Valentino Ronchi sarà ospite della Biblioteca mercoledì 18 novembre alle ore 18.00 per il primo appuntamento del nuovo format pensato dalla Biblioteca e dedicato alla poesia, “SpineaPoesia” durante il quale ci condurrà tra le pagine del suo libro “Buongiorno ragazzi”.

Valentino Ronchi, nato a Milano nel 1976, ha fatto e fa il libraio, lo scrittore e l’editor.
Ha pubblicato il romanzo Riviera (Fazi 2021) e i libri di poesia Buongiorno ragazzi (Fazi 2019), Primo e parziale resoconto di una storia d’amore, (nottetempo 2017) e L’epoca d’oro del cineromanzo (nottetempo 2016).

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Per stare vicino alle cose che amo e il più possibile lontano da quelle che non amo.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
“Mia”, direi se non fosse che i possessivi sono i più fastidiosi fra gli aggettivi e se possibile li scanso.
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Ci sono entrato tardi, confesso a voi, amici di Spinea. Ma poi mi sono rifatto, all’università: tutte insieme, la Sormani, quella della Statale, quella della Cattolica. Passavo da una all’altra, compilavo cedolini, scartabellavo meravigliosi cataloghi cartacei, che uscivano dai cassetti. Ci saranno ancora? E poi mi mettevo in attesa, come per un appuntamento.
4. Come definiresti la biblioteca?
La parola stessa biblioteca è meravigliosamente carica, ricca, e per questo sfugge alle definizioni: si definisce da sola. È una di quelle parole semplici, che hanno la fortuna di avere in sé tutto il loro potenziale evocativo.
Pensate: “La prima volta la vidi che usciva dalla biblioteca.” Oppure “Me ne stavo seduto in biblioteca”. “Lavorava da quindici anni in una biblioteca”. Sono già microstorie queste frasi, solo per il fatto di contenere la parola.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Le persone che ci sono dentro. Ma anche quelle che ne escono, con un nuovo prestito sottobraccio, e quelle che, speranzose, ci stanno entrando.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Ricordo un “Il vecchio e il mare“, letto da solo, in mattina, a casa con la febbre.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Il Grande Meaulnes“, “La linea d’ombra” e “Il giovane Holden“.
E, più da grande, “Libera nos a malo“.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Le notti bianche“. Meno di cento pagine, spalancano un mondo.
9. Leggere fa bene? E perché?
Fa bene, fa male, fa. Come la vita.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Por qué tienes nombre tù? Perché hai un nome tu? È una domanda che fa Pedro Salinas “La voce a te dovuta”. Ma grazie a Dio non me l’avete fatta, almeno per questa volta.

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Maratona di Lettura 2023

Abbracciando il tema della letteratura di fiume che fa da filo conduttore alla Maratona di Lettura di quest’anno, Sonia Aggio sarà ospite in Biblioteca giovedì 28 settembre alle ore 20.30 con il suo romanzo “Magnificat”.
Nel corso della serata ascolteremo alcuni brani del testo grazie alla voce di Lorenzo Scatto di Voci di carta.

Sono nata a Rovigo nel 1995. Sono laureata in Storia e lavoro come bibliotecaria.
Prima del mio romanzo d’esordio “Magnificat” (Fazi Editore, segnalato alla XXXIII edizione del Premio Calvino), ho pubblicato diversi racconti su «Lahar Magazine», «L’Irrequieto», «Narrandom» e «Altri Animali».

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Ho scelto di fare la bibliotecaria prima per caso, poi per scelta.
Nel 2018 ho svolto un tirocinio curriculare presso la Biblioteca dei Ragazzi di Treviso, dove ho scoperto la passione (e forse una predisposizione) per questo lavoro.
Dopo la laurea magistrale, ho deciso di proseguire questo percorso con il Servizio Civile Universale, sempre presso la BRaT, per poi passare all’attività di bibliotecaria presso le Biblioteche comunali, sempre apprezzando sia la vicinanza ai libri che tutte quelle pratiche di back-office che a molti appaiono noiose. 2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Sono una bibliotecaria di giorno e una scrittrice di notte, posso utilizzare lo stesso aggettivo per entrambe? Se sì, credo che il termine più appropriato sia “metodica”.
Sia la gestione di una biblioteca che la scrittura di un romanzo richiedono disciplina e organizzazione, altrimenti è veramente il caos!
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Ho cominciato a frequentare la biblioteca del mio paese durante le scuole elementari. Il ricordo più nitido di quel periodo è l’emozione che provavo tornando a casa con un nuovo libro nel cestino della bicicletta.
4. Come definiresti la biblioteca?
Un luogo di calma, meraviglia e possibilità, reso ancora più magico dalla gratuità del servizio (un aspetto di cui si parla troppo poco!)
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
La tranquillità. L’emozione di sfogliare i nuovi arrivi. La possibilità di avere tra le mani libri fuori catalogo o troppo delicati o troppo costosi per te.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
“Streghetta mia” di Bianca Pitzorno! Con quel libro mi sono innamorata della lettura e della magia (nel senso più ampio del termine).
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Soltanto uno? Allora tiro fuori dal cilindro un altro libro letto nell’infanzia e dico “Cuore d’inchiostro” di Cornelia Funke, un libro stupendo sul potere della letteratura e delle storie.
È un libro per ragazzi, ma parlerà e piacerà anche agli adulti.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Quello che potrebbe piacere a quel determinato lettore. Non esiste un libro adatto a tutti.
9. Leggere fa bene? E perché?
Basta fare una ricerca su Google per scoprire i molti e lodevoli benefici della lettura.
Mi limiterò ad affermare che per me leggere è soprattutto piacere e soddisfazione, la stessa che si può provare davanti a un film, un quadro o al tuo piatto preferito.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Questa è una bella domanda. (Scusate, tenevo molto a questo gioco di parole).
Mi piacerebbe rispondere alla domanda: “Quanti libri possiedi?”, per poter rispondere: “Forse una cinquantina?” e scandalizzare così la maggior parte dei bibliofili.

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Sguardi insoliti. Persone e luoghi di Venezia, Maggio dei Libri 2023

Maurizio Vittoria, sarà presente in Biblioteca giovedì 25 maggio alle ore 18.00 per il Maggio dei libri 2023.
Dialogherà con Marco Trevisan attorno al libro “Storia di Venezia tascabile. Dalle origini al MOSE”.

Maurizio Vittoria, veneziano, vivo a Venezia.
Appassionato di storia e costume locale, già funzionario della Biblioteca Nazionale Marciana, sono stato direttore di una casa editrice veneziana e sono presidente del Comitato Venezia, associazione che si prefigge di diffondere la conoscenza della storia, arte e cultura veneziana.
Ho organizzato e tenuto varie conferenze su storia e curiosità locali.
Attualmente in pensione, sto seguendo (tardi) la tradizione paterna, pubblicando anche all’estero opere divulgative su Venezia e dintorni.
Quando mi riposo mi interesso anche alla gestione di siti web e alla produzione di musica amatoriale.
Varie le pubblicazioni: Detti e modi di dire veneziani. Libro-agenda; Le barche della laguna; Guida insolita di Venezia; Guida insolita del Veneto, ecc. Ultimamente ho curato la trascrizione e traduzione in italiano de Le ciacole de Bepi, di Olindo Guerrini, in occasione della mostra “Un romagnolo in Veneto” presso la Biblioteca Nazionale Marciana (dicembre 2022).

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
In realtà è stato un imponderabile susseguirsi di cose che mi ha portato a fare il bibliotecario, a cui prima non avevo proprio pensato. Ma mi ci sono ritrovato, e bene.

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Per la mia attività attuale, più che un aggettivo, direi un sostantivo: ricerca. Ricerca nella storia, nella tecnica, nella musica, ricerca e approfondimento di ciò che mi passa per la testa; in pratica ricerca di me stesso. È troppo scontato?

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Ero ancora alle scuole medie e con un amico avevamo deciso di scrivere una storia delle chiese di Venezia (come se non ce ne fossero già state…). Entrammo in Biblioteca Marciana, a Venezia, e fummo subito bloccati e mandati via abbastanza rudemente da chi stava alla porta, dietro uno sportello. Devo dire che non fu un bell’approccio e ci rimasi male.
Mio padre mi spiegò (oltre al fatto che libri di storia sulle chiese veneziane ce n’erano già abbastanza) che non avevamo ancora l’età giusta per poter entrare. Ovviamente risposi, come tutti i ragazzini: “Ma non è giusto!”.
In ogni modo era iniziato il mio karma, perché in quella biblioteca andai poi a lavorarci per più di trent’anni…

4. Come definiresti la biblioteca?
Un luogo in cui entri e trovi tranquillità, studio, scoperte. Ed è gratuito… e deve restare così!

5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Che hai sottomano un mondo che si può aprire per te.

6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Credo sia stato Ventimile leghe sotto i Mari, di Giulio Verne, da cui mi è rimasto l’amore per la fantascienza.

7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Le avventure di Tom Sawyer, di Mark Twain. Sono le avventure di un adolescente americano della fine ‘800 che vive nei pressi del fiume Missisipi. Spensierato e audace, ne faceva di cotte e di crude, e non mancavano i primi innamoramenti.
Dalle scuole medie in poi credo di averlo letto 5-6 volte, anche a salti, ed è legato ad uno dei miei primi amori…

8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
L’estate incantata, di Ray Bradbury.
Un libro con atmosfere magiche come solo Bradbury sa fare, un’estate di vacanza, il rapporto tra generazioni, la consapevolezza di sé, il mistero.

9. Leggere fa bene? E perché?
Assolutamente sì! Apre la mente, impari cose, viaggi, sogni, cresci.

10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Forse questa: “Perché si pubblicano ancora libri su Venezia? Non ce ne sono abbastanza?”
Risponderei: “Se si tratta di diffondere cultura e conoscenza, no, non sono mai troppi!”.

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Sguardi insoliti. Persone e luoghi di Venezia, Maggio dei Libri 2023

Matteo Corradini sarà ospite in Biblioteca giovedì 19 maggio alle ore 18.00.
Dialogherà attorno al suo libro “Per chi splende questo lume: la mia vita oltre Auschwitz” con Donatella e Raffaella Cipolato, figlie di Virginia, la protagonista del libro.

Nato nel 1975, Matteo Corradini è ebraista e scrittore.
Pubblica con Bompiani e Rizzoli.
Dottore in Lingue e Letterature Orientali con specializzazione in lingua ebraica, si occupa di didattica della Memoria e di progetti di espressione. Prepara reading musicali e regie teatrali. 
Premio Andersen 2018, Premio Leipzig 2018, Premio Primo Romanzo 2014. 
Dal 2010 è tra i curatori del festival scrittorincittà (Cuneo). Dal 2003 fa ricerca sul ghetto di Terezín, in Repubblica Ceca, recuperando storie, oggetti, strumenti musicali.
Ha fondato il Pavel Žalud Quartet e il Pavel Žalud Trio in Italia ed è tra i fondatori dell’Institut terezínských skladatelů (Terezín Composers Institute) in Repubblica Ceca. 
Tra i suoi ultimi libri, i romanzi Irma Kohn è stata qui (Rizzoli), Se la notte ha cuore (Bompiani), il saggio-manuale Tu sei Memoria (Erickson), la cura del Diario di Anne Frank (BUR Rizzoli), la cura delle memorie di Virginia Gattegno (Per chi splende questo lume, Rizzoli), l’opera illustrata Fu Stella (Lapis). I suoi libri sono tradotti da RandomHouse in Germania e da Gallimard in Francia.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Volevo fare la rockstar. Ma non ho mai imparato a suonare la chitarra, e in più non ho tanti capelli. Mi mancavano le basi.

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Civilmente stralunata.

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Un posto caotico, pieno di libri apparentemente in disordine. Scoprii anni dopo che il disordine non era solo apparente.

4. Come definiresti la biblioteca?
È un posto dove non c’è riposo per i libri, per i cuori e per le menti.

5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Trovare libri che non cerco. E l’odore di biblioteca, che è un misto di carta, colla, umido (a volte), legno, e desiderio di conoscere. Una fragranza buonissima.

6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Tra i tanti, ricordo “La coccinella sempre arrabbiata” di Eric Carle (Emme Edizioni).

7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
L’isola del tesoro a 12 anni. Lo leggevo in contemporanea al mio migliore amico e ne parlavamo.
Non l’ho più riletto, mi basta quella lettura.

8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Se ha 13 anni, consiglierei il Diario di Anne Frank.

9. Leggere fa bene? E perché?
Credo che leggere, un po’, abbia fatto anche un po’ male a tutti noi che amiamo leggere.
Come fanno male le cose che ti mettono di fronte alla verità, anche di te stesso.

10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Non mi hai chiesto se ho mai attratto il cuore di una ragazza con un libro. Ti avrei risposto così: sempre.

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Donne: identità narrate, Rassegna marzo-aprile Donna 2023

Mariella Favaretto sarà ospite in Biblioteca sabato 18 marzo alle ore 16.30, ci presenterà il suo libro “Elide, un percorso di emancipazione” in dialogo con Maria Teresa Sega.

Mariella Favaretto, mestrina, laureata in Lettere e specializzata in Filologia moderna, è stata insegnante di scuola secondaria.
Ha pubblicato: “I miei calzettoni rossi” Oppure editore 2005, “Il filo spezzato” 2008 e “Vite fatte di niente” 2014 con Alcione Editore ed infine “Elide” Cleup 2021.
Suoi racconti sono presenti nelle raccolte: “Cucina di Storie” a cura di Annalisa Bruni, Lucia De Michieli, Anna Toscano
2008/2013 e” Quello che le donne non dicono” della Compagnia di arti e mestieri di Pordenone 2013/2015.
Ha avuto segnalazioni di merito in premi nazionali e internazionali.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Ho fatto l’insegnante di scuola media per quasi 40 anni perché studiare, comunicare, crescere insieme ai ragazzi mi è sempre piaciuto e mi ha arricchito di sincerità e umanità.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
In realtà è un verbo: crescere insieme.
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Il contatto con le biblioteche è avvenuto in modo sistematico durante gli anni universitari.
4. Come definiresti la biblioteca?
Il luogo del silenzio che parla.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Il contatto fisico con i libri, che internet non ti dà.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Piccole Donne. Regalo di compleanno di mia mamma.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Delitto e Castigo di Dostoevskij, uno dei libri che ho riletto più volte e che mi ha fatto a lungo riflettere sull’animo umano.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Consiglierei i libri della Allende, di Viola Ardone, di Sara Rattaro, l’ultimo premio Nobel Ernaux, “Vita” e “Una storia perfetta” della Mazzucco, “Cime Tempestose” della Bronte, “Furore” di Steinbeck e poi tutto assolutamente Dostoevskij.
9. Leggere fa bene? E perché?
Leggere allunga la vita, diceva uno slogan che ho letto tempo fa, perché allarga i nostri orizzonti storico-geografici, socio-politici, ma soprattutto umani.
Leggere ci rende capaci di comprendere meglio la realtà in cui viviamo e le realtà che ci stanno intorno, leggere sviluppa la nostra immaginazione e ci insegna a pensare e a progettare il nostro futuro.
10.  A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Vorrei solo aggiungere che la scrittura, che è la passione che coltivo da diversi anni, è strettamente legata alla lettura perché il lettore e lo scrittore sono protagonisti attivi della “parola”.

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Donne: identità narrate, Rassegna marzo-aprile Donna 2023

Gulala Salih sarà ospite in Biblioteca giovedì 16 marzo alle ore 20.30, ci presenterà il suo libro “Identità sospese” in dialogo con Maria Letizia Angelini.

Gulala Salih, kurda con cittadinanza irachena e italiana, vive da circa 22 anni in Italia.
Da quando è arrivata in Italia si occupa di politica sociale e fin da subito ha iniziato a lavorare nell’ambio socioeducativo e nella mediazione linguistico culturale, impegnandosi nella sensibilizzazione e nella difesa dei diritti dei bambini e delle donne.
Ha lavorato in diverse scuole in Italia, Kurdistan e presso l’Ecole Georges Gusdorf di Parigi attorno a diversi progetti di solidarietà e di scambio culturale.
Ha realizzato due pubblicazioni per bambini e ragazzi “Il Kurdistan con gli occhi dei bambini” e “ La pace con la nostra parola” con la collaborazione del CISM di Spinea “Coordinamento immigrati del sud del mondo”.
Lo scorso aprile è stato pubblicato il suo ultimo libro, “Identità Sospese”.

1. Perchè hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Il mestiere ha scelto me, l’istruzione e la laurea che ho sono completamente diverse o non compatibili con quello che sto facendo, non avrei mai pensato a questo lavoro, ma la vita e le circostanze in cui mi trovavo erano un terreno fertile per poter formarmi ed avere la possibilità di fare il lavoro che faccio da anni, anche se negli ultimi tre anni ho cambiato lavoro e il mio mestiere ha preso un’altra direzione.

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Sensibilità.

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Durante il periodo delle scuola medie, sono andata in biblioteca con delle amiche/compagne di classe per una ricerca per la scuola, è stata una bella sensazione, sentirsi grande e responsabile e fare una ricerca in biblioteca!

4. Come definiresti la biblioteca?
Il mondo dove puoi sapere e conoscere cultura, arte, lingua, politica e storie e…. di tutto il mondo.
È un luogo dove possono accedere tutti senza distinzione.

5. Cosa ti piace di più di una biblioteca?
Potrei dire tutto, ma forse in modo particolare l’angolo dedicato ai bambini dove si possono ascoltare le letture animata, forse perché ho un bel ricordo di quando portavo i miei bambini.

6. Qual è stato il primo libro che hai letto?
Naturalmente ho letto i libri in kurdo e arabo, tra i primi libri che ho letto mi ricordo il libro di Nawal Al Sa’dawi la grande scrittrice Egiziana.

7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
I libri e le riviste mensili che ci comprava mio padre quando eravamo bambine, e poi sempre tra i primi che ho letto, il libro di Nawal Al Sa’dawi per la sua visione e il coraggio con la quale racconta la sua vita e le questioni femminili.

8. Quale libro consiglieresti ad un giovane lettore?
Non consiglierei un libro specifico, consiglio di leggere e apprezzare la lettura, suggerisco di leggere anche i libri che riguardano i racconti e le storie vere.

9. Leggere fa bene? E perché?
Leggere ti aiuta a sapere, capire, conoscere e scoprire. Il tempo della lettura è un investimento per la propria personalità e crescita personale.

10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
I libri li compri o li prendi in biblioteca? Abbiamo tantissimi libri a casa, ultimamente cerco di prendere i libri in biblioteca se li trovo, poi succede anche che li compro, magari perché vorrei proprio avere la mia copia.

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Susi Danesin sarà ospite in Biblioteca sabato 28 gennaio alle ore 16.30 e ci presenterà il suo primo libro, “Dlin dlon, ops, vrum! Scalda la voce, fai un saltello e accendi questo libro”

Susi Danesin da anni si occupa di teatro ragazzi e promozione della lettura.
Lavora con bambini e ragazzi e con gli adulti che si occupano di loro come insegnanti, genitori, educatori attraverso la formazione.
Da poco ha scritto un libro “Dlin dlon, Ops, Vrum!” nel quale c’è la sua esperienza di lettrice ad alta voce e formatrice teatrale ma soprattutto di “bambina” che adora farsi raccontare le storie.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Ho sempre voluto fare teatro da quando ero piccola.  
Attraverso il teatro mi sembra di conoscere meglio l’essere umano.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Creativa
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Ho iniziato a frequentare le biblioteche al liceo, non ho un ricordo in particolare ma ricordo che era un luogo in cui mi sentivo bene.
4. Come definiresti la biblioteca?
Un luogo che offre possibilità a tutti.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Oltre la possibilità di poter prendere in prestito potenzialmente tutto, in alcune biblioteche mi piace l’accoglienza dei bibliotecari e poter parlare di libri con loro.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Non ricordo ma da piccola ero appassionata dei Quindici e di Richard Scarry.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Tanti.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Il buio oltre la siepe di Harper Lee
9. Leggere fa bene? E perché?
Allarga la nostra interiorità e ci avvicina agli altri attraverso le storie.
Ci fa sentire meno soli in questo mondo.
10.  A quale altra domanda avresti voluto rispondere
Sono importanti le biblioteche?
Si, offrono cultura a tutti gratuitamente in una società in cui tutto si paga.
Sono importanti per il benessere della persona e della comunità.

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