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Posts Tagged ‘Letto & Detto’

Giuseppe Mendicino sarà ospite della Biblioteca venerdì 19 aprile alle ore 18.00.
Dialogherà con Sara Zanferrari attorno al suo ultimo libro “Conrad. Una vita senza confini”. Ascolteremo la lettura di alcuni brani dalla voce di Paola Zecchino.

Nato ad Arezzo, Giuseppe Mendicino è l’autore di Conrad. Una vita senza confini, edito da Laterza.
Per lo stesso editore, nel 2021 Mendicino ha scritto Mario Rigoni Stern. Un ritratto. Al narratore dell’altipiano dei Sette Comuni ha dedicato anche Mario Rigoni Stern. Il coraggio di dire no (Einaudi 2013) e Mario Rigoni Stern. Vita, guerre, libri (Priuli & Verlucca 2016). Tra le altre pubblicazioni, Portfolio alpino e un saggio biografico su Nuto Revelli.
Nel corso degli anni ha scritto saggi brevi su Joseph Conrad, Primo Levi, Dino Buzzati, Leonardo Sciascia, Luigi Meneghello e altri.
Nel 2021 ha curato il convegno sul centenario di Mario Rigoni Stern e nel 2022 il libro che ne ha raccolto gli atti nelle edizioni Ronzani, Mario Rigoni Stern. Cento anni di etica civile, letteratura, storia e natura. Sempre nel 2021 ha curato la mostra Muse -Mart dedicata al mondo naturale di Rigoni Stern e il libro edito da Hoepli Dolomiti cuore d’Europa di Giovanni Cenacchi.
Nel 2023 ha curato la ristampa de Il campo rosso: cronaca di un’estate, 1946 di Giovanna Zangrandi, edito dal CAI e ha collaborato alla mostra su Primo Levi e le montagne attualmente in corso presso il Museo Nazionale della montagna di Torino. Collabora con l’Enciclopedia Treccani e i periodici Doppiozero, Meridiani Montagne e La Rivista del CAI.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Di mestieri ne ho due, dirigente pubblico e scrittore. Qui parliamo del secondo naturalmente. Come tutti coloro che amano i libri sin da ragazzi, a un certo punto ho sentito il desiderio di raccontare, descrivere, approfondire. Il lavoro creativo, di qualunque tipo si tratti – artigianale, artistico, specialistico -, è quello che dà più soddisfazioni.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Affascinante.
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Ne ho molti: l’antica biblioteca di Arezzo, la città dove sono nato e cresciuto; la biblioteca Marciana di Venezia, dove un appassionato bibliotecario mi aveva donato una dispensa di paleografia; la piccola biblioteca di Carbonera in provincia di Treviso, dove ho svolto il mio primo lavoro, da bibliotecario appunto; la biblioteca del paese dove vivo, Bellusco, che nel 2006 proposi e ottenni di intitolare a Mario Rigoni Stern, la prima in Italia; e infine la biblioteca di Cortina d’Ampezzo, dove sino allo scorso dicembre lavorava il grande bibliotecario Mauro Polato, che ho ricordato e ringraziato nell’ultima pagina del mio libro su Joseph Conrad.
4. Come definiresti la biblioteca?
Le biblioteche sono un indice analitico del mondo. Sono il simbolo del desiderio di conoscenza e di apertura mentale che è sempre stato proprio degli uomini e delle donne migliori.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
La possibilità di scoprire libri mai letti; di cercarli, trovarli e sfogliarli.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Il primo libro serio che ricordo di aver letto, con tanto piacere, è L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Ne dico quattro. La linea d’ombra di Joseph Conrad, Quota Albania di Mario Rigoni Stern, Addio alle armi di Ernest Hemingway e La morte di Ivan Il’ič di Lev Tolstoj.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
La linea d’ombra di Conrad e L’isola del tesoro di Stevenson.
9. Leggere fa bene? E perché?
Leggere e conoscere sono il presupposto fondamentale per poter ragionare con la propria testa ed essere liberi.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Quale scrittore avesti voluto conoscere di persona?
Uno era Mario Rigoni Stern, e ci sono riuscito.
Gli altri sono Joseph Conrad, Ernest Hemingway, Primo Levi e Italo Calvino.

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Aperibiblio 2023
Sara Fattoretto 4ET giovedì 6 luglio ore 19.00
La cantante e cantautrice proporrà, accompagnata dal suo gruppo, il suo disco d’esordio del 2021, “Limpida”.

Inizio a cantare da bambina sulle ginocchia di mio padre, ex bassista capellone amante dei Beatles, della black music e dei complessi italiani anni ’70.
A 18 anni mi appassiono al jazz e alla musica improvvisata e comincio a studiare tecnica, repertorio e musica d’insieme in scuole e accademie di formazione musicale, seguendo seminari estivi e workshop di perfezionamento con cantanti e musicisti del panorama jazzistico nazionale ed internazionale.
Nonostante una timidezza cronica un giorno decido di uscire dalla mia camera da letto per provare a cantare davanti ad un pubblico vero, con traboccante euforia dei vicini del piano di sopra.
Inizia per me un’intensa attività concertistica in formazioni jazz, bossa nova e funk che mi porta a suonare in festival e rassegne musicali in giro per l’Italia.
Con la band Mannachi pubblico l’EP “Gimme the groove” (2013).
Divento leader del progetto di jazz italiano Saya 5et con cui realizzo l’album d’esordio “Ho un pinguino nella scarpa” (Indijazzti 2014) e lo spettacolo teatrale “Ho un pinguino nella scarpa & due attori nel cappello” (2015) in collaborazione con la compagnia teatrale Amor Vacui di Padova.
Nel 2021 esce “Limpida” (Maieutica Dischi, 2021) album d’esordio che mi vede autrice ed interprete delle mie canzoni.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Credo di non aver scelto il lavoro che faccio, ma la vita che è più in linea con me stessa.
La musica è sempre stata parte integrante della mia esistenza. E’ un rifugio, un faro, una casa accogliente.
Non posso dire di aver scelto la musica come mestiere, ma certamente ho scelto di impegnarmi per garantirle giusti spazi, tempi, energie nel quotidiano, cercando di non perdere il focus sull’importanza della libera espressione di sé attraverso l’arte e la condivisione.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Per usare il titolo di una mia canzone direi “limpida”. Per me conta di più l’autenticità di un’espressione artistica ed il percorso intrapreso per giungere a tale autenticità che il risultato finale.
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
E’ un ricordo che si lega a mia madre. Lavorava in ufficio anagrafe nello stesso edificio della Biblioteca di Mira (Ve) ed ogni volta che andavo a trovarla facevo il giro largo passando per la biblioteca.
4. Come definiresti la biblioteca?
E’ uno spazio prezioso, accessibile a tutti, un terreno di democrazia.
Un biglietto aereo per mondi lontani, un trampolino per l’immaginazione, un luogo d’incontro.
Uno spazio neutro in cui fermarsi, ascoltarsi, perdersi e talvolta ritrovarsi attraverso le parole di qualcun altro.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Il suo silenzio vibrante.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Forse Il GGG o Matilda di Roald Dahl: è un autore che adoravo da bambina e che ancora oggi mi trovo a rileggere con lo stesso stupore di un tempo.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Credo “Il nome della rosa” di Umberto Eco.
Lo avevo comprato per il mio fidanzato dell’epoca. Non era per me. Pensavo fosse un genere di romanzo completamente al di fuori dei miei interessi letterari. Invece un giorno ho iniziato a sfogliarlo e a leggere le prime pagine. Non mi sono più fermata. Mi ha rapita completamente, come quegli amori che non ti aspetti.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Di pancia direi “Il giovane Holden” di J.D Salinger.
Di testa forse “Narciso e Boccadoro” di Herman Hesse.
Di cuore “Io non ho paura” di Niccolò Ammaniti.
9. Leggere fa bene? E perché?
Si. Fa bene per tantissime ragioni.
Intanto con la lettura siamo costretti a fermarci e a stare in silenzio, attività poco praticate nella società contemporanea.
Poi ci consente di ampliare i nostri orizzonti, conoscere terre lontane, culture diverse, diversi modi di pensare e di vedere il mondo; ci permette di conoscere le storie degli altri e scoprirci dentro qualcosa di noi.
Leggere aiuta a fare comunità perché le storie e i sentimenti raccontati sono comuni a tutti e ci rendono ugualmente umani.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Forse la domanda potrebbe essere: oltre alla lettura trovi spazio per la scrittura?
E risponderei: mi capita spesso di prendere appunti, scrivere riflessioni sulla mia agendina, in passato ho scritto qualche poesia. Cerco di rimanere in ascolto.
Le mie canzoni sono nate per un’esigenza forte di libera espressione e per ritrovare un po’ di fiducia. Magari in futuro potrebbe capitare che tale esigenza trovi spazio nelle pagine di un romanzo o di una sceneggiatura.

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Marino Marini

Per quasi dieci anni ho curato nel miglior modo possibile questo blog ed è giunto il momento di passare la mano a chi mi sostituirà poiché a breve andrò in pensione.
Nasco una mattina di piena estate in un campo profughi per esuli istriani e dalmati ad Altamura (Bari) nel lontano 1958. Con la famiglia mi trasferisco nel 1961 in Danimarca dove rimaniamo fino al 1969, quando decidiamo di fare ritorno in Italia. Da allora vivo e ho lavorato in provincia di Venezia.
Attratto fin da bambino da tutte le espressioni artistiche e creative, disegno ritratti realistici e dipingo quadri distrattamente astratti, suono la chitarra e canto. Ho lavorato come attore, regista e scenografo in teatro. Per un fecondo periodo ho pubblicato vignette satiriche su periodici e quotidiani locali e nazionali. Mi sono occupato di organizzazione e gestione di iniziative culturali.
Dal 2002 a tutto il 2021 sono stato in pianta stabile nella Biblioteca Comunale di Spinea (VE)

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?

Prima di fare il bibliotecario ho fatto molti altri mestieri. Alcuni per necessità, altri per passione. Lavorare tra i libri però è sempre stato un sogno che ad un certo punto, per una serie di fortunate circostanze, si è avverato e sono diventato, come mi piace definirmi, un “riciclatore di cultura”. Mi sono occupato prevalentemente delle sezioni Mediateca e Fumetti, dell’organizzazione di eventi, incontri letterari, laboratori e ho curato questo blog.

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?

Coinvolgente e appassionante ma anche impegnativo. Insomma, è bello ma ci si deve dedicare tempo ed energie sia fisiche che mentali.

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?

Da bambino negli anni ’60 in Danimarca dove ho vissuto l’infanzia. Una piccola biblioteca con le vetrate sul mare dell’Isefjord nel nord dell’isola dello Sjælland in cui ho scoperto, consultando un atlante, dove era l’Italia.

4. Come definiresti la biblioteca?

Un luogo che insegna la libertà della conoscenza. Una piazza coperta del sapere (Antonella Agnoli docet) dove rifugiarsi quando piove ignoranza.

5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?

Il silenzio, le parole sussurrate, la disponibilità, la condivisione, l’apertura, la tolleranza, il rispetto reciproco e le relazioni. E poi il fatto che in biblioteca la cultura non è solamente esposta e data in prestito, ma la si crea, la si produce e la si propone facendo in modo che sia alla portata di chiunque.

6. Quale è stato il primo libro che hai letto?

Se per primo libro si intende uno in cui prevalgono le parole sulle illustrazioni, allora è stato “Emil da Lonneberga” (Emil fra Lønneberg, in danese) dell’autrice svedese Astrid Lindgren conosciuta in Italia soprattutto per “Pippi Calzelunghe”. Me lo regalò mia sorella l’ultimo Natale che trascorremmo in Danimarca.

7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?

Sicuramente “Demian” di Hermann Hesse, soprattutto perché me lo fecero leggere a 14 anni e non lo capii, anzi, rischiai di disamorarmi dalla lettura per la frustrazione che provai. Poi però lo rilessi qualche anno più tardi e feci pace con Hesse di cui ho letto quasi tutto.

8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?

Innanzitutto gli/le consiglierei di leggere.

Libri, fumetti, e-book, riviste, quotidiani, perché leggere e informarsi sono il nutrimento più importante di cui abbiamo bisogno. Ad un giovane suggerirei di leggere i classici, non solo perché raccontano storie coinvolgenti ma semplicemente perché sono scritti bene ed educano quindi a riconoscere e ad assorbire la qualità. Allora, basandomi sui miei gusti personali, direi “Il Conte di Montecristo” e “I tre Moschettieri” di Alexandre Dumas, “Piccole donne” di Louisa May Alcott, “Le tigri di Mompracem” e tutto la serie con Sandokan di Emilio Salgari, la trilogia “I figli del capitano Grant”, “20000 leghe sotto i mari” e “L’isola misteriosa” di Jules Verne, tutto Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle, i racconti e i romanzi del Ciclo dei Robot di Isaac Asimov, giusto per incominciare nel modo migliore.

9. Leggere fa bene? E perché?

Svelo un segreto: questa domanda è stata pensata come retorica poiché contiene la risposta già al suo interno.

Ovvio che leggere fa bene! Leggere è un vaccino contro le cattive influenze. Per quanto mi riguarda lo renderei obbligatorio per legge!

10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?

In tanti anni l’ho chiesto a centinaia di intervistati e ora mi rendo conto che forse 9 sono sufficienti!

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Sandro-Frizziero

Sandro Frizziero

SPECIALE NOTTI DI LIBRI – SPINEA 2020

Sandro Frizziero è nato a Chioggia nel 1987 e insegna Lettere negli istituti superiori della sua città. Per Fazi Editore, nel 2018, ha pubblicato Confessioni di un NEET, finalista al Premio John Fante 2019. Finalista Premio Campiello 2020 con il libro “Sommersione“.

1. Perché hai scelto il lavoro che fai?

Ho scelto di fare l’insegnante innanzitutto per continuare a nutrire e, in un certo qual modo, mettere alla prova, la mia passione per la letteratura. Lavorare con i ragazzi, poi, è faticoso quanto entusiasmante. Le soddisfazioni, quando arrivano, sono tali da ripagare ogni sforzo.

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?

L’aggettivo potrebbe essere “stimolante”. Come tutte le professioni, anche quella dell’insegnante ha aspetti routinari e noiosi ma, a differenza di molte altre, è in grado di porre chi la esercita sempre di fronte a nuove sfide, nuove situazioni, nuovi contesti.

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?

Sono entrato in una biblioteca per la prima volta su iniziativa di una mia insegnante delle elementari. Ricordo di essere stato folgorato dalla quantità di libri che c’erano sugli scaffali. L’attrazione per il libro come oggetto, nel mio caso, è venuta prima della passione per la lettura.

4. Cosa ti piace di più in una biblioteca?

Ho frequentato tantissimo le biblioteche veneziane durante gli anni dell’università. Oggi ci vado più di rado. Di una biblioteca apprezzo, oltre che la completezza e la ricchezza del catalogo (d’altronde, in biblioteca ci si va innanzitutto per trovare ciò che si cerca o, nei casi migliori, quello che non si pensava di dover cercare), il silenzio, l’adeguatezza dei locali. Ma quello che rende una biblioteca davvero preziosa è la presenza di personale preparato, competente e disponibile. A Chioggia sono fortunato perché il bibliotecario Stefano è questo e molto di più.

5. Quale è stato il primo libro che hai letto?

Non saprei indicare con esattezza un titolo. Però posso dire quale è stato il primo libro che mi è stato letto: l’Odissea in una riduzione per giovanissimi. Ripenso spesso a mia madre che, prima di addormentarmi, mi faceva conoscere le avventure di Ulisse. Con il senno di poi, non saprei immaginare un percorso di avvicinamento alla letteratura più coerente.

6. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?

Molti libri sono stati importanti per me. Ricordo chiaramente la sensazione di ansia, di profondo sconcerto che provavo quando, appena adolescente, a letto leggevo Kafka (i romanzi e i racconti). Ero tanto affascinato dal mondo surreale, assurdo e allo stesso tempo affascinante costruito dall’autore praghese da non riuscire a dormire. Forse il mio “ricordo speciale” è legato proprio a questo scuotimento interiore che cerco nella lettura anche oggi.

7. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?

Ai giovani consiglio di entrare in libreria o in biblioteca e farsi guidare dalla curiosità, dall’istinto, dal fiuto. Il pericolo di rimanere delusi c’è, ma il bello dei libri è legato anche l’esplorazione che ne precede la lettura. Detto questo, anche se non credo si debba necessariamente partire dai classici, come non consigliare a un giovane lettore Il Conte di Montecristo o Moby Dick?

8. Leggere fa bene? E perché?

Non sono di quelli che pensano che la lettura sia un bene di per sé. Molto dipende da cosa si legge, perché esistono libri di qualità, ovvero capaci di mettere in discussione le nostre certezze, di farci riflettere, di arricchirci, e libri che non sono altro che il corrispettivo di un blockbuster o di una serie tv. In quest’ultimo caso la lettura non fa più bene di altre attività ricreative, sebbene non sia per questo nociva, sia chiaro.

9. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?

Un’altra domanda sarebbe potuta essere: che cosa cerchi in un libro? Se mi fosse stata posta, avrei avuto modo di dire che non cerco nulla di consolatorio, di rassicurante, di terapeutico; ad ogni pagina, invece, spero di trovare l’attrito (tra quello che c’è scritto e le mie convinzioni), la frizione (rispetto alle mie aspettative di lettore), il dubbio insomma, perché non esiste nulla di più sfuggente, ambiguo, sfaccettato del mondo che ci circonda e il libro, in un certo senso, deve esserne immagine.

Sandro Frizziero a “Notti di libri”

L’autore sarà presente a Spinea, martedì 18 agosto alle ore 21:00 in Piazzetta del Municipio per la manifestazione “Notti di libri” organizzato dall’Assessorato alla Cultura di Spinea in collaborazione con la Pro Loco e la Libreria Mondadori di Santa Maria di Sala.

Sommersione“. Nel mare Adriatico ci sono isole che separano il mare dalla laguna veneta. In una di queste esili terre, Frizziero ha trovato uno scrigno di passioni brutali e primarie, di ipocrisia, maldicenza, invidia, avidità; vale a dire tutti i sinonimi dell’amore malinteso. “Sommersione” racconta la giornata decisiva di un vecchio pescatore che ha rancori da spargere, fatti e fattacci da ricordare; e gli resta da fare ancora qualcosa che sorprenderà gli abitanti dell’Isola, lettori compresi.

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