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Il docente e formatore Fabio Caon sarà ospite della Biblioteca sabato 7 ottobre alle ore 16.30 per presentare il libro “Chi è stato. Come diventare cittadini responsabili”, scritto assieme all’ex magistrato Gherardo Colombo.

Fabio Caon è Professore associato di Didattica delle lingue e Comunicazione Interculturale all’Università Ca’ Foscari di Venezia dove dirige il LABCOM (Laboratorio di Comunicazione Interculturale e Didattica) e i MASTER MELIA (Master in Educazione Linguistica Inclusiva e Accessibile) e COMINT (Master in Comunicazione Interculturale).
È anche cantautore e crea lezioni concerto su temi di cittadinanza e intercultura per le scuole e la cittadinanza.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Per pura passione.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Appassionato, appunto!
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Terza media. Preparavo la tesina d’esame.
Un senso di smarrimento totale nell’entrare per la prima volta in solitudine davanti alla vastità del sapere. Una piccola vertigine di cui avrei scoperto anni dopo la bellezza.
4. Come definiresti la biblioteca?
Un luogo in cui avrei sempre voluto studiare ma non sono mai riuscito.
Un piccolo tesoro di meraviglie da cercare.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Gli scaffali della poesia. L’odore dei libri e del tempo che resta lì.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Il primo che mi ha colpito è stato “Marcovaldo” di Italo Calvino.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
“Una sola moltitudine” di Fernando Pessoa.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Giovanissimo: “Siddharta” di Hermann Hesse.
9. Leggere fa bene? E perché?
Sì moltissimo. Perché ti offre l’opportunità di vedere il mondo da tantissimi punti di vista, di trovare nelle parole della letteratura ciò che tu sei e che spesso non sapevi di essere.
È un riconoscersi nuovo, inaspettato, un corto circuito cognitivo ed emotivo.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Tendo a stare contento in quel che mi succede.
Mi sono piaciute molto queste e, quindi, non chiedo altro.

Maratona di Lettura 2023

Abbracciando il tema della letteratura di fiume che fa da filo conduttore alla Maratona di Lettura di quest’anno, Sonia Aggio sarà ospite in Biblioteca giovedì 28 settembre alle ore 20.30 con il suo romanzo “Magnificat”.
Nel corso della serata ascolteremo alcuni brani del testo grazie alla voce di Lorenzo Scatto di Voci di carta.

Sono nata a Rovigo nel 1995. Sono laureata in Storia e lavoro come bibliotecaria.
Prima del mio romanzo d’esordio “Magnificat” (Fazi Editore, segnalato alla XXXIII edizione del Premio Calvino), ho pubblicato diversi racconti su «Lahar Magazine», «L’Irrequieto», «Narrandom» e «Altri Animali».

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Ho scelto di fare la bibliotecaria prima per caso, poi per scelta.
Nel 2018 ho svolto un tirocinio curriculare presso la Biblioteca dei Ragazzi di Treviso, dove ho scoperto la passione (e forse una predisposizione) per questo lavoro.
Dopo la laurea magistrale, ho deciso di proseguire questo percorso con il Servizio Civile Universale, sempre presso la BRaT, per poi passare all’attività di bibliotecaria presso le Biblioteche comunali, sempre apprezzando sia la vicinanza ai libri che tutte quelle pratiche di back-office che a molti appaiono noiose. 2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Sono una bibliotecaria di giorno e una scrittrice di notte, posso utilizzare lo stesso aggettivo per entrambe? Se sì, credo che il termine più appropriato sia “metodica”.
Sia la gestione di una biblioteca che la scrittura di un romanzo richiedono disciplina e organizzazione, altrimenti è veramente il caos!
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Ho cominciato a frequentare la biblioteca del mio paese durante le scuole elementari. Il ricordo più nitido di quel periodo è l’emozione che provavo tornando a casa con un nuovo libro nel cestino della bicicletta.
4. Come definiresti la biblioteca?
Un luogo di calma, meraviglia e possibilità, reso ancora più magico dalla gratuità del servizio (un aspetto di cui si parla troppo poco!)
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
La tranquillità. L’emozione di sfogliare i nuovi arrivi. La possibilità di avere tra le mani libri fuori catalogo o troppo delicati o troppo costosi per te.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
“Streghetta mia” di Bianca Pitzorno! Con quel libro mi sono innamorata della lettura e della magia (nel senso più ampio del termine).
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Soltanto uno? Allora tiro fuori dal cilindro un altro libro letto nell’infanzia e dico “Cuore d’inchiostro” di Cornelia Funke, un libro stupendo sul potere della letteratura e delle storie.
È un libro per ragazzi, ma parlerà e piacerà anche agli adulti.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Quello che potrebbe piacere a quel determinato lettore. Non esiste un libro adatto a tutti.
9. Leggere fa bene? E perché?
Basta fare una ricerca su Google per scoprire i molti e lodevoli benefici della lettura.
Mi limiterò ad affermare che per me leggere è soprattutto piacere e soddisfazione, la stessa che si può provare davanti a un film, un quadro o al tuo piatto preferito.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Questa è una bella domanda. (Scusate, tenevo molto a questo gioco di parole).
Mi piacerebbe rispondere alla domanda: “Quanti libri possiedi?”, per poter rispondere: “Forse una cinquantina?” e scandalizzare così la maggior parte dei bibliofili.

Davide Rigoni [scrittore]

Maratona di Lettura 2023

Per non dimenticare il 60° anniversario del Vajont, tema collaterale della Maratona di lettura di quest’anno, Davide Rigoni sarà ospite della Biblioteca venerdì 22 settembre alle ore 18.00 e dialogherà con Ugo Scortegagna attorno al suo romanzo “La gola del diavolo. Giallo nel Vajont”.

Sono Davide Rigoni, uno scrittore mascherato da Commerciale nel settore spedizioni internazionali, l’attività di cui mi occupo da 15 anni. Purtroppo non di sola scrittura vive l’uomo.
Il mio percorso di formazione vede una laurea in Economia aziendale e un master in marketing management, ma la curiosità per tutto ciò che non conosco mi spinge a studiare sempre nuovi mondi e nuove materie. Vivo a Fiorenzuola d’Arda (PC), sono sposato con un figlio e nel tempo libero, oltre a scrivere, sono appassionato di fotografia, videogames e sport in genere.
Per 30 anni ho battuto i campi da pallavolo, prima da giocatore e poi da allenatore, una passione che ho abbandonato per sopraggiunti limiti di energie mentali, ma anche in favore della scrittura.
“La gola del diavolo” è il mio secondo romanzo e segue “L’ombra dell’acchiappasogni”, un thriller poliziesco uscito due anni fa.

1.Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Il mio vero lavoro (se per lavoro intendiamo ciò che ti dà da vivere) è quello di Commerciale nel mondo delle spedizioni Air & Ocean. Possiamo dire che è stato questo lavoro a scegliere me.
Ci sono entrato per caso in un momento in cui avevo necessità di lavorare vicino a casa, e da allora pur cambiando aziende non l’ho più lasciato.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Se parliamo dell’attività di scrittore, direi onestà.
Cerco di non ingannare mai il lettore, ma di presentare un lavoro che, pur piacendo o meno a seconda dei gusti personali, sia elaborato con serietà e cura del dettaglio, un lavoro che mostri attenzione e rispetto per chi lo leggerà.
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Alle scuole elementari, andavo alla biblioteca del mio paese per prendere in prestito le raccolte di fumetti di Walt Disney. Alle scuole medie sono passato alla narrativa e ai tempi dell’università utilizzavo la biblioteca anche come luogo di studio.
4. Come definiresti la biblioteca?
E’ un concentrato di mondi, l’orgasmo del curioso.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Difficile descriverlo. Provo un’attrazione irrazionale per le raccolte di volumi che non saprei spiegare. Sapere che raccoglie il lavoro, le opere di migliaia di persone che hanno scritto i libri lì contenuti, la rende un piccolo mondo affascinante.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Se la memoria non mi inganna, credo “Ivanhoe” di Walter Scott, in prima media, non per mia scelta.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Trasgredisco e ne cito due: “I promessi sposi”, dopo averlo affrontato in gioventù, l’ho riletto nel periodo Covid e con gli occhi della maturità l’ho trovato entusiasmante ad ogni singola riga. Uno spaccato di storia con una profondità inarrivabile.
E poi “L’isola del giorno prima” di Umberto Eco. Non credo sia mai esistita una simile proprietà di linguaggio e una cultura della lingua italiana così estesa come quella del professor Eco.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Gli direi di stare il più lontano possibile dai grandi classici del passato, perché sarebbero il modo migliore di allontanarlo dalla lettura, così distanti dal nostro modo di pensare e di parlare, e di affrontarli in età adulta, quando sarà lui ad esserne incuriosito (perché se leggi, prima o poi quel momento arriva). Lo dirotterei su qualcosa di più agile e restando nel settore gialli – thriller (perché è ciò che conosco) gli consiglierei “La notte delle falene” di Riccardo Bruni. E’ una storia appassionante e misteriosa perché semplice e realistica, di un autore italiano che apprezzo molto.
9. Leggere fa bene? E perché?
Leggere fa benissimo. Ci costringe a vedere con gli occhi di qualcun altro, e non c’è niente di più importante per la propria crescita culturale e morale.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
“Ti aspettavi l’attenzione che sta ricevendo questo tuo secondo romanzo?” per confessarti che no, non solo non me l’aspettavo, ma temevo che non sarebbe stato capito per ciò che vuole rappresentare. Sono felice di essermi sbagliato.

Aperibiblio 2023
Canzoni d’autore in chiave jazz, giovedì 27 luglio ore 19.00
Lorenzo Terminelli Quartet guest Paolo De Col, proporranno una selezione di brani di cantautori italiani arrangiati in chiave jazzistica.

Sono un musicista ed insegnante di musica della provincia di Venezia attivo dal 2000.
Sono un grande amante della musica strumentale in particolare il Jazz Rock degli anni 70.
Adoro il cinema ed i libri che trattano temi di carattere storico e biografico.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
All’età di quindici anni scelsi di dedicarmi allo studio della musica perché non nutrivo
nessun interesse per le materie che studiavo a scuola.
Passavo ore ad ascoltare musica di diverso genere, guardare video didattici e praticare sui miei strumenti. All’epoca frequentavo il secondo anno di ragioneria con scarso impegno.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Croccante
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Frequentavo le scuole elementari, ricordo che accompagnai mia madre a scegliere un libro nella biblioteca del mio paese.
Rimasi molto stupito dal silenzio che trovai in quell’ambiente.
Vedere tutta quella gente concentrata nella lettura mi mise a disagio.
4. Come definiresti la biblioteca?
Inclusiva. Da quando ero bambino non sono mai stato un grande “divoratore” di libri, tuttavia le letture che ho scelto ed affrontato mi hanno sempre appassionato.
Prima dell’avvento di YouTube ed Internet frequentavo spesso le biblioteche per ascoltare e prendere in prestito CD di artisti a me sconosciuti.
Penso sia un buon ambiente per incontrare e conoscere persone con cui condividere e scambiare idee e riflessioni.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
La quiete ed il silenzio.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Le avventure di Mazinga Z.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
La biografia del grande bassista elettrico Jaco Pastorius.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Pinocchio.
9. Leggere fa bene? E perché?
Dipende dal nostro stato d’animo e dalla scelta della lettura.
Ci sono libri e racconti che possono aiutarci a migliorare il nostro umore, magari se stiamo attraversando momenti particolari della nostra vita.
Allo stesso tempo basta leggere la prima pagina di un quotidiano per rovinarsi la giornata.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Non ci sono altre domande…


Aperibiblio 2023
La buona novella giovedì 20 luglio ore 19.00
Ascolteremo Raffaele Semenzato e il suo gruppo in un racconto musicale tra i testi del celebre album di Fabrizio De André.

Mi chiamo Raffaele Semenzato, sono sposato con Maria, insegnante elementare, ed ho due figli, Giovanna di 26, laureata in giurisprudenza e che sta frequentando un tirocinio per l’iscrizione all’albo degli avvocati, e Filippo di 23, laureato in economia e management, in procinto di frequentazione di stage biennale all’estero.
Sono un manager di una società che si occupa di ristorazione, a mezzo di distributori automatici, a livello nazionale. Parliamo di un Gruppo consolidato, che annovera fra i suoi addetti quasi 1000 collaboratori.
Possiedo il diploma superiore, ed ho fatto, a suo tempo, metà percorso e metà esami del corso di laurea in storia, a Ca’ Foscari. Poi, per esigenze e problemi economici e familiari, che avevo allora, ho smesso ed ho iniziato a lavorare.
Come scritto in alcune risposte, il mio lavoro mi ha comunque dato grandissime soddisfazioni, in risposta, ovviamente, a grandissimo impegno, dedizione, ma soprattutto passione.
Trovandomi in un’azienda dedicata ai servizi ed alla ristorazione, mi sono occupato fondamentalmente di formare altre persone, prepararle al lavoro, ai rapporti, creare squadra, far comprendere ed assimilare che la filosofia “win-win” sia l’unica che si possa applicare per la propria ed altrui soddisfazione.
Suono la chitarra dall’età di 12 anni. Ho sempre allietato i miei amici ed i miei familiari accompagnandomi e cantando. Mi riesce direi bene, pur se come autodidatta e senza alcuna pretesa di essere definito, o sentirmi, musicista!
De André è stato il “primo amore”, ed è rimasto in cima alle mie preferenze, musicali e poetiche.
Direi che posso fermarmi, altrimenti potrei diventare noioso!!!

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
E’ iniziato occasionalmente, in un periodo in cui cercavo un lavoro pertinente con le mie competenze, allora soprattutto economico/finanziarie. Poi, successivamente, si è sviluppato nel campo della gestione delle risorse umane e della leadership. Oggi posso affermare che ho continuato a sceglierlo come lavoro, soprattutto perché mi permette di interagire nelle relazioni.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Empatica.
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Avevo 12 anni, ero in prima media, e sono stato per la prima volta in biblioteca a Mestre, città in cui sono nato. Era alla sommità di una scalinata, che esiste ancora, nei pressi del vecchio municipio, alla fine di viale Garibaldi, in un antico palazzo, nel quale oggi si celebrano anche i matrimoni civili.
4. Come definiresti la biblioteca?
La definirei: un luogo privilegiato e scelto dove, nel silenzio e nell’ascolto, posso arricchire la mia storia con altre innumerevoli storie.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Il fatto, come dicevo sopra, che sia “privilegiato e scelto”, ovverosia che sia pensato per essere fecondo di contributi e di idee. Spesso viviamo momenti e contesti che sono stati pensati non per l’approfondimento, non per l’arricchimento. Spesso viviamo in situazioni dove, per far crescere la nostra formazione e la nostra coscienza, dobbiamo lottare contro qualcosa che rema contro. La biblioteca è un luogo pensato e scelto per accrescere formazione e profondità. Questo è ciò che mi piace di più.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
“Niente e così sia” di Oriana Fallaci.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Lo stesso “Niente e così sia”, ma anche altri, come ad esempio “La coscienza di Zeno”, “La morte a Venezia”, “Se questo è un uomo”, “Barnabo delle montagne”, ultimo: “Domani e per sempre”, di Ermal Meta.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Siddharta.
9. Leggere fa bene? E perché?
Credo di averlo espresso nei pensieri riportati sopra. Leggere fa pensare, arricchisce la mente e lo spirito, ci fa confrontare la nostra storia con mille altre storie, allarga la nostra visione della vita e del mondo, aumenta la nostra formazione umana e sociale.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Avrei voluto trovare questa domanda: “Cosa si potrebbe fare per aumentare il ricorso alla lettura, soprattutto nelle giovani generazioni?”

Aperibiblio 2023
Sara Fattoretto 4ET giovedì 6 luglio ore 19.00
La cantante e cantautrice proporrà, accompagnata dal suo gruppo, il suo disco d’esordio del 2021, “Limpida”.

Inizio a cantare da bambina sulle ginocchia di mio padre, ex bassista capellone amante dei Beatles, della black music e dei complessi italiani anni ’70.
A 18 anni mi appassiono al jazz e alla musica improvvisata e comincio a studiare tecnica, repertorio e musica d’insieme in scuole e accademie di formazione musicale, seguendo seminari estivi e workshop di perfezionamento con cantanti e musicisti del panorama jazzistico nazionale ed internazionale.
Nonostante una timidezza cronica un giorno decido di uscire dalla mia camera da letto per provare a cantare davanti ad un pubblico vero, con traboccante euforia dei vicini del piano di sopra.
Inizia per me un’intensa attività concertistica in formazioni jazz, bossa nova e funk che mi porta a suonare in festival e rassegne musicali in giro per l’Italia.
Con la band Mannachi pubblico l’EP “Gimme the groove” (2013).
Divento leader del progetto di jazz italiano Saya 5et con cui realizzo l’album d’esordio “Ho un pinguino nella scarpa” (Indijazzti 2014) e lo spettacolo teatrale “Ho un pinguino nella scarpa & due attori nel cappello” (2015) in collaborazione con la compagnia teatrale Amor Vacui di Padova.
Nel 2021 esce “Limpida” (Maieutica Dischi, 2021) album d’esordio che mi vede autrice ed interprete delle mie canzoni.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Credo di non aver scelto il lavoro che faccio, ma la vita che è più in linea con me stessa.
La musica è sempre stata parte integrante della mia esistenza. E’ un rifugio, un faro, una casa accogliente.
Non posso dire di aver scelto la musica come mestiere, ma certamente ho scelto di impegnarmi per garantirle giusti spazi, tempi, energie nel quotidiano, cercando di non perdere il focus sull’importanza della libera espressione di sé attraverso l’arte e la condivisione.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Per usare il titolo di una mia canzone direi “limpida”. Per me conta di più l’autenticità di un’espressione artistica ed il percorso intrapreso per giungere a tale autenticità che il risultato finale.
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
E’ un ricordo che si lega a mia madre. Lavorava in ufficio anagrafe nello stesso edificio della Biblioteca di Mira (Ve) ed ogni volta che andavo a trovarla facevo il giro largo passando per la biblioteca.
4. Come definiresti la biblioteca?
E’ uno spazio prezioso, accessibile a tutti, un terreno di democrazia.
Un biglietto aereo per mondi lontani, un trampolino per l’immaginazione, un luogo d’incontro.
Uno spazio neutro in cui fermarsi, ascoltarsi, perdersi e talvolta ritrovarsi attraverso le parole di qualcun altro.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Il suo silenzio vibrante.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Forse Il GGG o Matilda di Roald Dahl: è un autore che adoravo da bambina e che ancora oggi mi trovo a rileggere con lo stesso stupore di un tempo.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Credo “Il nome della rosa” di Umberto Eco.
Lo avevo comprato per il mio fidanzato dell’epoca. Non era per me. Pensavo fosse un genere di romanzo completamente al di fuori dei miei interessi letterari. Invece un giorno ho iniziato a sfogliarlo e a leggere le prime pagine. Non mi sono più fermata. Mi ha rapita completamente, come quegli amori che non ti aspetti.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Di pancia direi “Il giovane Holden” di J.D Salinger.
Di testa forse “Narciso e Boccadoro” di Herman Hesse.
Di cuore “Io non ho paura” di Niccolò Ammaniti.
9. Leggere fa bene? E perché?
Si. Fa bene per tantissime ragioni.
Intanto con la lettura siamo costretti a fermarci e a stare in silenzio, attività poco praticate nella società contemporanea.
Poi ci consente di ampliare i nostri orizzonti, conoscere terre lontane, culture diverse, diversi modi di pensare e di vedere il mondo; ci permette di conoscere le storie degli altri e scoprirci dentro qualcosa di noi.
Leggere aiuta a fare comunità perché le storie e i sentimenti raccontati sono comuni a tutti e ci rendono ugualmente umani.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Forse la domanda potrebbe essere: oltre alla lettura trovi spazio per la scrittura?
E risponderei: mi capita spesso di prendere appunti, scrivere riflessioni sulla mia agendina, in passato ho scritto qualche poesia. Cerco di rimanere in ascolto.
Le mie canzoni sono nate per un’esigenza forte di libera espressione e per ritrovare un po’ di fiducia. Magari in futuro potrebbe capitare che tale esigenza trovi spazio nelle pagine di un romanzo o di una sceneggiatura.

AperiBiblio 2023
Duende, giovedì 6 luglio ore 19.00
Rita Bincoletto e Diego Vio proporranno una loro speciale interpretazione del canto tipicamente spagnolo e caratteristico della cultura flamenca.

Rita Bincoletto si appassiona alla musica presto approcciandosi a diversi mondi musicali ed esperienze artistiche che la portano a sperimentare diverse sfumature della voce. Si laurea in canto lirico presso il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia nel 2014 e successivamente consegue il Diploma Accademico di II livello in Jazz con 110 e lode.
Nel 2012 una significativa collaborazione la vede cantare nel coro diretto da Ennio Morricone. Si avvicina anche alla musica contemporanea accompagnando a voce nuda delle performance di ballerini nella città di Venezia per il progetto Moving in The City organizzato da Biennale Arte e Danza di Venezia. Dal 2012 al 2018 prende parte come voce solista al coro veneziano di 200 voci Big Vocal Orchestra e il coro Vocal Skyline, interpretando brani gospel e pop. Dal 2013 collabora con la compagnia Teatro dei Pazzi dove l’alternanza tra letteratura e musica la porta a cantare in molti reading letterari e concerti poetici e biografici. A seguito del Diploma accademico di II livello in Jazz, sotto la guida dell’insegnante cantante e chitarrista Francesca Bertazzo, approfondisce sempre di più questo linguaggio cimentandosi nell’improvvisazione in solo voce e con altri strumenti in diverse combo.

Diego Vio inizia i suoi studi all’età di undici anni diplomandosi in chitarra classica presso il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia con il massimo dei voti. In seguito allo studio della musica classica prende parte ad importanti collaborazioni in diverse produzioni nell’orchestra del Gran Teatro la Fenice di Venezia. Nel 2005 e nel 2008 collabora con la Biennale di Venezia. Si appassiona anche ad altri linguaggi come il jazz, la musica brasiliana e le musiche etniche, accostando a questi il concetto della libertà d’improvvisazione, creando così uno stile ricco di contaminazioni e influenze che sperimenta in varie formazioni. Si approccia anche alla composizione di brani originali, che esegue in diverse occasioni.
Dal 2005 al 2014 si è occupato della produzione di spettacoli con l’attore Savino Liuzzi in rivisitazioni di testi classici e moderni per i quali compone ed esegue le musiche in una serie di appuntamenti presso Il Palazzo delle Prigioni di Venezia. Collabora con la compagnia Teatro dei Pazzi, accompagnando testi poetici e biografici, è co-fondatore del progetto “Isola Atelier”, scrive performance con attori, pittori, art designer e registi con lo scopo di creare una fusione di diverse discipline per esaltare un concetto più libero e completo di Arte, eseguendo musiche originali in diversi spettacoli come Oltre la Frontiera presso il teatro Groggia di Venezia nel 2014.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Per entrambi è nata prima come una passione talmente grande da volerla approfondire frequentando gli studi in Conservatorio, e successivamente è diventata una professione. Non abbiamo mai pensato la musica come mestiere, pensiamo piuttosto sia una specie di vocazione, un magnetismo a cui è impossibile resistere.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la vostra attività?
Piuttosto di un aggettivo la definiremmo un’attività che ci porta sempre all’ascolto. L’ascolto dentro di noi e verso gli altri, verso i musicisti con cui suoniamo e verso il pubblico con il quale cerchiamo di creare sempre un legame.
3. Qual è il vostro primo ricordo di una biblioteca?
Entrambi ricordiamo la prima volta in una biblioteca nel periodo delle elementari, quando con l’intera classe siamo entrati in questa sala piena di libri e ne siamo rimasti meravigliati.
4. Come definireste la biblioteca?
In base all’età può essere un’oasi di conoscenza in cui ci si può immergere nelle proprie ricerche o perdersi in altri sogni.
5. Cosa vi piace di più in una biblioteca?
Il silenzio che ormai ai nostri tempi è merce rara e il viaggio che ognuno fa immerso nel suo libro.
6. Quale è stato il primo libro che avete letto?
Diego. Il primo libro vero che ricordo era un testo delle vacanze che la mia prof. delle medie ci aveva lasciato come compito estivo, e che di certo non impazzivo dalla voglia di leggere, ma mi fece cambiare idea su molte cose e mi spalancò un mondo, fu “Le Tigri di Monpracem” di E. Salgari.
Rita. Il mio ricordo è legato al libro “Serena” di Sergio Bambarén che mi è stato regalato, sul valore dell’amicizia al di là delle parole.
7. Quale libro vi ha lasciato un ricordo speciale?
Diego. Molti libri mi hanno lasciato un ricordo speciale e credo che da tutti si possa imparare qualcosa, uno speciale potrebbe essere “Siddharta” di H. Hesse. Ma vorrei anche citare tutti i libri di musica, spartiti musicali vari, la poesia e la filosofia essenziali per l’ispirazione e per provare a spiegare le cose che scriviamo.
Rita. Davvero molto difficile scegliere, io sono affascinata dall’arte della parola e dalla capacità di un poeta di esprimere una situazione, un concetto, un’emozione. Tralasciando la poesia un libro che mi ha lasciato un ricordo è “Oceano Mare” di Alessandro Baricco per i diversi modi che usa per descrivere il mare.
8. Quale libro consigliereste a un giovane lettore?
Un libro fuori dagli schemi: “Storie di Ordinaria Follia” di C. Bukowski.
9. Leggere fa bene? E perché?
Certo, leggere un libro fa bene perché ci fa pensare e riflettere, allarga i nostri orizzonti e ci tiene lontani dagli schermi.
10. A quale altra domanda avreste voluto rispondere?
Quali letture vi hanno inspirato per il nostro progetto Duende?! Lo scoprirete al nostro concerto!!!


Sguardi insoliti. Persone e luoghi di Venezia, Maggio dei Libri 2023

Maurizio Vittoria, sarà presente in Biblioteca giovedì 25 maggio alle ore 18.00 per il Maggio dei libri 2023.
Dialogherà con Marco Trevisan attorno al libro “Storia di Venezia tascabile. Dalle origini al MOSE”.

Maurizio Vittoria, veneziano, vivo a Venezia.
Appassionato di storia e costume locale, già funzionario della Biblioteca Nazionale Marciana, sono stato direttore di una casa editrice veneziana e sono presidente del Comitato Venezia, associazione che si prefigge di diffondere la conoscenza della storia, arte e cultura veneziana.
Ho organizzato e tenuto varie conferenze su storia e curiosità locali.
Attualmente in pensione, sto seguendo (tardi) la tradizione paterna, pubblicando anche all’estero opere divulgative su Venezia e dintorni.
Quando mi riposo mi interesso anche alla gestione di siti web e alla produzione di musica amatoriale.
Varie le pubblicazioni: Detti e modi di dire veneziani. Libro-agenda; Le barche della laguna; Guida insolita di Venezia; Guida insolita del Veneto, ecc. Ultimamente ho curato la trascrizione e traduzione in italiano de Le ciacole de Bepi, di Olindo Guerrini, in occasione della mostra “Un romagnolo in Veneto” presso la Biblioteca Nazionale Marciana (dicembre 2022).

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
In realtà è stato un imponderabile susseguirsi di cose che mi ha portato a fare il bibliotecario, a cui prima non avevo proprio pensato. Ma mi ci sono ritrovato, e bene.

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Per la mia attività attuale, più che un aggettivo, direi un sostantivo: ricerca. Ricerca nella storia, nella tecnica, nella musica, ricerca e approfondimento di ciò che mi passa per la testa; in pratica ricerca di me stesso. È troppo scontato?

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Ero ancora alle scuole medie e con un amico avevamo deciso di scrivere una storia delle chiese di Venezia (come se non ce ne fossero già state…). Entrammo in Biblioteca Marciana, a Venezia, e fummo subito bloccati e mandati via abbastanza rudemente da chi stava alla porta, dietro uno sportello. Devo dire che non fu un bell’approccio e ci rimasi male.
Mio padre mi spiegò (oltre al fatto che libri di storia sulle chiese veneziane ce n’erano già abbastanza) che non avevamo ancora l’età giusta per poter entrare. Ovviamente risposi, come tutti i ragazzini: “Ma non è giusto!”.
In ogni modo era iniziato il mio karma, perché in quella biblioteca andai poi a lavorarci per più di trent’anni…

4. Come definiresti la biblioteca?
Un luogo in cui entri e trovi tranquillità, studio, scoperte. Ed è gratuito… e deve restare così!

5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Che hai sottomano un mondo che si può aprire per te.

6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Credo sia stato Ventimile leghe sotto i Mari, di Giulio Verne, da cui mi è rimasto l’amore per la fantascienza.

7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Le avventure di Tom Sawyer, di Mark Twain. Sono le avventure di un adolescente americano della fine ‘800 che vive nei pressi del fiume Missisipi. Spensierato e audace, ne faceva di cotte e di crude, e non mancavano i primi innamoramenti.
Dalle scuole medie in poi credo di averlo letto 5-6 volte, anche a salti, ed è legato ad uno dei miei primi amori…

8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
L’estate incantata, di Ray Bradbury.
Un libro con atmosfere magiche come solo Bradbury sa fare, un’estate di vacanza, il rapporto tra generazioni, la consapevolezza di sé, il mistero.

9. Leggere fa bene? E perché?
Assolutamente sì! Apre la mente, impari cose, viaggi, sogni, cresci.

10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Forse questa: “Perché si pubblicano ancora libri su Venezia? Non ce ne sono abbastanza?”
Risponderei: “Se si tratta di diffondere cultura e conoscenza, no, non sono mai troppi!”.

Sguardi insoliti. Persone e luoghi di Venezia, Maggio dei Libri 2023

Matteo Corradini sarà ospite in Biblioteca giovedì 19 maggio alle ore 18.00.
Dialogherà attorno al suo libro “Per chi splende questo lume: la mia vita oltre Auschwitz” con Donatella e Raffaella Cipolato, figlie di Virginia, la protagonista del libro.

Nato nel 1975, Matteo Corradini è ebraista e scrittore.
Pubblica con Bompiani e Rizzoli.
Dottore in Lingue e Letterature Orientali con specializzazione in lingua ebraica, si occupa di didattica della Memoria e di progetti di espressione. Prepara reading musicali e regie teatrali. 
Premio Andersen 2018, Premio Leipzig 2018, Premio Primo Romanzo 2014. 
Dal 2010 è tra i curatori del festival scrittorincittà (Cuneo). Dal 2003 fa ricerca sul ghetto di Terezín, in Repubblica Ceca, recuperando storie, oggetti, strumenti musicali.
Ha fondato il Pavel Žalud Quartet e il Pavel Žalud Trio in Italia ed è tra i fondatori dell’Institut terezínských skladatelů (Terezín Composers Institute) in Repubblica Ceca. 
Tra i suoi ultimi libri, i romanzi Irma Kohn è stata qui (Rizzoli), Se la notte ha cuore (Bompiani), il saggio-manuale Tu sei Memoria (Erickson), la cura del Diario di Anne Frank (BUR Rizzoli), la cura delle memorie di Virginia Gattegno (Per chi splende questo lume, Rizzoli), l’opera illustrata Fu Stella (Lapis). I suoi libri sono tradotti da RandomHouse in Germania e da Gallimard in Francia.

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Volevo fare la rockstar. Ma non ho mai imparato a suonare la chitarra, e in più non ho tanti capelli. Mi mancavano le basi.

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Civilmente stralunata.

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Un posto caotico, pieno di libri apparentemente in disordine. Scoprii anni dopo che il disordine non era solo apparente.

4. Come definiresti la biblioteca?
È un posto dove non c’è riposo per i libri, per i cuori e per le menti.

5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Trovare libri che non cerco. E l’odore di biblioteca, che è un misto di carta, colla, umido (a volte), legno, e desiderio di conoscere. Una fragranza buonissima.

6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Tra i tanti, ricordo “La coccinella sempre arrabbiata” di Eric Carle (Emme Edizioni).

7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
L’isola del tesoro a 12 anni. Lo leggevo in contemporanea al mio migliore amico e ne parlavamo.
Non l’ho più riletto, mi basta quella lettura.

8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Se ha 13 anni, consiglierei il Diario di Anne Frank.

9. Leggere fa bene? E perché?
Credo che leggere, un po’, abbia fatto anche un po’ male a tutti noi che amiamo leggere.
Come fanno male le cose che ti mettono di fronte alla verità, anche di te stesso.

10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Non mi hai chiesto se ho mai attratto il cuore di una ragazza con un libro. Ti avrei risposto così: sempre.

Donne: identità narrate, Rassegna marzo-aprile Donna 2023

Laura Pierdicchi sarà ospite della Biblioteca sabato 15 aprile alle ore 16.30. Dialogherà con Maria Luigia Chiosi attorno al libro “Il portale. Poesie”. Ascolteremo la lettura di alcuni brani dalla voce Luciana Castagnaro.

Laura Pierdicchi è nata a Venezia e vive a Mestre. Dopo gli studi tecnici e commerciali ha lavorato in prestigiose aziende nazionali, tra cui la Rai e l’Enel; si è diplomata anche in lingua francese.

“Ho sempre amato la poesia, sin da piccola. Ho iniziato a scrivere le prime filastrocche a 10 anni, poi ho continuato. Ho raccolto in un volumetto, che non ho mai fatto leggere a nessuno e che ritengo il mio diario segreto, le liriche scritte fino a 16 anni.

Non pensavo che le mie poesie potessero interessare e non sapevo niente di ciò che succedeva nel mondo letterario e poetico. Fu un critico amico a darmi il bando di un concorso, al quale partecipai senza aspettarmi nessun riscontro. Il premio che ricevetti mi procurò una gioia immensa. Cominciai allora ad informarmi e a prendere dei contatti. Mi interessavano i concorsi per capire se i miei testi potessero valere. Ricevendo molti riconoscimenti, mi decisi a presentare le bozze della mia prima raccolta, che fu subito pubblicata e ricevette il giudizio positivo di Andrea Zanzotto e Giorgio Barbèri Squarotti.

Da allora ho iniziato seriamente il mio percorso poetico, che mi ha portato a scrivere quattordici libri di poesia ed uno di racconti e ho avuto la fortuna di ricevere tantissime gratificazioni, anche dalla critica più qualificata. Sono stata tradotta in spagnolo, romeno e tedesco e sono presente in molte antologie.

La poesia è una lettura quotidiana, dovendo curare recensioni per altri autori e collaborare con Riviste letterarie. Ultimamente ho ricevuto la nomina a Redattrice della Rivista Vernice, dell’Editrice Genesi di Torino.”

1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Non avrei mai pensato di addentrarmi nel mondo letterario e poetico. E’ iniziato tutto da quando mandai per prova le bozze di una raccolta all’Editrice Lalli di Firenze nel lontano 1979, e ricevetti subito la proposta di pubblicare. Non ritengo la poesia un lavoro. Il lavoro l’ho svolto per tanti anni, fino alla pensione. La poesia è stata ed è la compagna della mia vita.

2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Catartico

3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Quando studiavo a Venezia andavo spesso alla biblioteca Marciana.

4. Come definiresti la biblioteca?
La biblioteca è un’oasi di pace dove trovare ciò che si ha bisogno di leggere.

5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
L’atmosfera che vi regna. Un posto ricco dell’energia di tanti scrittori e dove si cerca di arricchirsi culturalmente.

6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Sono anziana e da giovane leggevo anche tre libri in una settimana. Non ricordo bene, forse è stato Piccole donne di Louisa May Alcott.

7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Per il romanzo, mi ha coinvolto molto Jane Eyre di Charlotte Bronte, per la poesia sono stata fulminata da Emily Dickinson.

8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
C’è una moltitudine di bravi scrittori e i miei gusti sono senz’altro diversi da quelli dei giovani d’oggi. Io sono ferma al novecento. Forse un libro che può coinvolgere ancora per il suo contenuto e per il momento in cui viviamo, è Il male oscuro di Giuseppe Berto.

9. Leggere fa bene? E perché?
La lettura è come una medicina. Ci si stacca dai problemi del quotidiano per vivere appieno un’altra storia. Oppure, serve per imparare ed approfondirsi su argomenti che più interessano. Oppure ancora, ci si addentra nell’ispirazione di un sentire poetico.

10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
Perché oggi si legge molto meno?