
Venezia in Giallo, Novembre 2022
Incontreremo Michele Catozzi in Biblioteca sabato 26 novembre alle ore 17.00
L’autore in dialogo con Stefano Cosmo, ci farà conoscere da vicino il commissario Aldani, protagonista dei suoi romanzi “Marea tossica” e “Muro di Nebbia“
Nato a Mestre nel 1960, Michele Catozzi ha vissuto a lungo in Veneto.
Ha passato molti anni a Treviso, dove si è occupato di editoria e giornalismo.
Dopo aver scritto diversi racconti, pubblicati in antologie e riviste, nel 2015 ha pubblicato Acqua morta, il primo romanzo della serie che vede come protagonista il commissario Nicola Aldani della Questura di Venezia, apparso in TEA, cui hanno fatto seguito Laguna nera (2017), Marea tossica (2019) e Muro di nebbia (2021).
Nella vita reale Michele Catozzi è un ingegnere informatico.
1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Da anni mi destreggio tra i mestieri di ingegnere informatico, di giornalista e di romanziere.
Il primo l’ho scelto per passione, il secondo per curiosità, il terzo per vocazione. O viceversa?
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
L’anima informatica dice “razionale”, quella giornalistica suggerisce “lucida”, quella autoriale opta per “creativa”.
Il che è già un bel guazzabuglio. Sia detto en passant, non è affatto facile conciliare queste tre anime, anche se l’ibridazione tra informatico e romanziere mi ha consentito di produrre il cyber thriller Netcrash. L’ibridazione tra giornalista e autore ha invece prodotto (e continua a produrre) l’Eco dell’Altana, una meta-rivistina curata da un personaggio (un giornalista di cronaca nera, ça va sans dire) dei romanzi del commissario Aldani. Ci sono anch’io e l’amico commissario. Sì, perché Aldani esiste davvero, lo sapevate?
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
La vecchia sede della biblioteca di Mestre, alla Provvederia in via Palazzo, cui si accedeva dalla ripida scala di pietra esterna.
Era come per un mortale salire all’Olimpo, con lo stesso timore reverenziale. Come entrare nel tempio del silenzio.
Prima di lasciare Mestre per Treviso feci però in tempo a frequentare, da liceale, la nuova sede all’inizio di via Piave, dove la prescrizione del silenzio ancora vigeva, ma meno inflessibile. I tempi stavano cambiando.
4. Come definiresti la biblioteca?
Un luogo votato all’accumulo seriale di volumi a beneficio di tutti.
E anche l’unico dove puoi trovare la leggendaria Enciclopedia Treccani. D’altra parte sono stato segnato da piccolo dalle enciclopedie (vedi oltre)
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
L’accumulo seriale di volumi, per l’appunto. Sì, lo so, detto così ha un che di patologico, ma tant’è…
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Non so se vale come libro: l’enciclopedia Garzanti in cinque volumi del 1959 che girava per casa. Copertina rigida blu notte.
Ci passavo sopra le ore saltando da una voce all’altra, da un tomo all’altro, travolto dal fascino di quell’ipertesto ante litteram. Incredibilmente ancora ricordo l’ultima voce: Zworykin, un russo-americano che nel 1933 inventò l’iconoscopio per gli apparecchi televisivi…
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
La memoria vacilla, ma la butto lì: Viaggio al centro della terra di Verne e un vecchio giallo Mondadori (di quelli col testo su due colonne per pagina) di cui non ricordo il titolo, ma di cui però rammento un particolare (allarme spoiler!): l’assassino nasconde le tracce di una puntura mortale al braccio della vittima sotto la bruciatura di una stufa.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Aiuto! Quando mi vengono chiesti consigli di lettura di solito entro in un loop di indecisione infinito. Trattandosi poi di giovani lettori, un mondo imperscrutabile, entro in crisi.
Credo che non esista il libro perfetto per tutti, ma che ognuno debba scovare il proprio. L’unico modo è leggere “qualunquemente” (come direbbe un famoso Cetto…) e applicare i geniali “Diritti del lettore” enunciati da Daniel Pennac. In particolare il diritto di non leggere (perché la lettura dev’essere una scelta), il diritto di saltare le pagine e quello di non finire il libro (perché ce ne sono tanti altri), il diritto di leggere qualsiasi cosa. Un grande, Pennac.
9. Leggere fa bene? E perché?
Leggere fa benissimo, perché impari parole, e le parole sono essenziali per esprimere pensieri. Senza parole non siamo nulla.
E i libri sono pieni di parole.
10. A quale altra domanda avresti voluto rispondere?
“Quando esce il tuo prossimo romanzo?” No no, dai, scherzo! Ma anche no… È la domanda che spesso mi rivolgono i lettori.
Un incubo, a volte, ma anche un grande stimolo per continuare a scrivere.
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